Saranno
le regioni del Sud a pagare lo scotto più consistente della crisi, segnando un
decremento del Pil dell’1,8%, secondo le previsioni contenute nel Rapporto Unioncamere 2012.
“I dati ci confermano la necessità di favorire gli investimenti per rilanciare l’economia e sostenere l’occupazione”, ha detto il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “Dopo quattro anni di crisi, il tessuto produttivo del Paese appare provato. Fra gennaio e marzo di quest’anno, sono andate perdute 26mila imprese. In pericolo sono tanti piccoli e piccolissimi imprenditori che rischiano di fallire per crediti non riscossi o perché vedono ridursi il credito dalle banche. Ovviamente l’occupazione risentirà di questo contesto, soprattutto quella creata dalle microimprese con meno di 10 addetti. Per questi motivi abbiamo avanzato proposte concrete prive di oneri per le casse statali su cinque temi chiave per lo sviluppo: semplificazione, internazionalizzazione, investimenti, credito e lavoro”.
La
ripresa arriverà col nuovo anno, quando tutti gli indicatori – ad eccezione dei
consumi - torneranno in positivo, a cominciare dal Pil, atteso in crescita
dello 0,8%. All’Emilia Romagna e al Veneto la medaglia d’oro della crescita prevista
nel 2013 (rispettivamente +1,4% e +1,3%). Il Mezzogiorno arrancherà ancora,
segnando in tutte le regioni incrementi piuttosto deboli, compresi tra il +0,3%
dell’Abruzzo, della Campania e della Puglia e il +0,1% della Sicilia.
Sarà
la componente interna a evidenziare il calo più ampio: infatti, le politiche
restrittive connesse al risanamento dei conti pubblici, da un lato, e un
mercato del lavoro ancora in pesante difficoltà, dall’altro, avranno ricadute
significative sul reddito delle famiglie e contribuiranno a rendere
estremamente caute le scelte di consumo. La spesa per consumi, pertanto,
dovrebbe ridursi del 2,1%, mentre gli investimenti subirebbero un calo del 3,8%
a seguito di persistenti difficoltà di accesso al credito, di una domanda
ancora debole, di margini di capacità produttiva inutilizzata.
I consumi delle famiglie, in particolare, dovrebbero contrarsi del 2,4% nel Mezzogiorno (con punte del -2,8% in Molise, -2,7% in Basilicata e -2,6% in Campania, Puglia e Sardegna), del 2,2% nel Centro, del 2% nel Nord-Ovest e dell’1,8% nel Nord-Est.
Il difficile contesto economico continuerà a colpire soprattutto le imprese con meno di 10 dipendenti, più fortemente legate ai consumi interni. Il difficile contesto economico continuerà a colpire soprattutto le imprese con meno di 10 dipendenti, più fortemente legate ai consumi interni.
In un Paese che stenta ad agganciare la ripresa, è ancora il Mezzogiorno l’area più colpita sotto il profilo dell’occupazione dipendente.
A livello regionale, ad eccezione della Valle d’Aosta dove i posti di lavoro dovrebbero ridursi del -2,3% (con la perdita di 640 unità), sono tutte regioni del Meridione quelle in cui si prospettano le variazioni peggiori. La più consistente in Sicilia (-2,2%), seguita da Molise, Calabria, Puglia, Abruzzo e Sardegna (che percentualmente perderanno tra il -2,0% della prima e il -1,7% dell’ultima).