Sono 22 le emittenti televisive ammesse ai finanziamenti del bando regionale destinato alle tivù locali per il passaggio al digitale terrestre.
Le aziende proprietarie delle televisioni hanno progettato investimenti per oltre 14,3milioni di euro per i quali riceveranno agevolazioni pubbliche per più di 6milioni. A comunicarlo è il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola che sottolinea:
“Stiamo dando ossigeno alle tivù locali perché non muoiano fagocitate dalla crisi e dalle grandi televisioni. Non siamo disposti a rinunciare alle nostre emittenti perché rappresentano l’essenza stessa della democrazia e non intendiamo permettere che siano strangolate dall’adeguamento alle nuove tecnologie. Ecco perché abbiamo voluto accompagnarle in questo complesso passaggio dall’analogico al digitale. Ci aspettiamo che crescano migliorando trasmissioni e servizi ai cittadini e soprattutto dando occupazione”.
La graduatoria provvisoria delle imprese ammissibili già uscita sul Bollettino ufficiale della Regione Puglia (il n. 64), è disponibile anche su www.sistema.puglia.it.
In elenco 22 piccole e medie imprese titolari di emittenti televisive locali con sede nel territorio pugliese che così potranno adeguare e potenziare il proprio sistema produttivo e organizzativo adattandolo alla nuova tecnologia. Si tratta di Tele Bari srl; Tele Radio Studio 5 Regione Puglia srl; Sette Gold srl (già Video Emme srl), Antennasud Edivision spa; Delta TV spa; Teleregione srl; Canale 7 srl; T.R.C.B. Televisione Radio Centro Broadcasting srl; Telenorba spa; SO.GE.P. srl emittente Telesveva; Fondazione Voce di Padre Pio; Radio Italia Puglia; Tele C spa; Associazione Progetto Spazio 2000 emittente Telemajg; Blustar TV; Teleradioerre srl; CE.PR.A.V. srl; Mediacom srl; Teledauna srl; Teleradio San Severo Scarl; Telefoggia srl; Erretiemme srl.
L’importo degli investimenti che le imprese progettano di realizzare è strettamente legato alla potenza di trasmissione degli impianti, quindi più questa è alta, più cresce il valore massimo degli investimenti ammissibili.
Questi possono essere compresi tra un minimo di 300mila euro e un massimo di 1,5milioni di euro. Le agevolazioni saranno concesse sotto forma di contributi in conto impianti e potranno essere del 35% dell’investimento per le medie imprese e del 45% delle piccole.
Grazie all’intervento le Pmi proprietarie delle tivù potranno passare alla tecnologia digitale acquistando macchinari, impianti e attrezzature varie, programmi informatici, brevetti, licenze, knowhow, conoscenze tecniche non brevettate e servizi di consulenza, ma anche realizzare opere murarie.
Esistono tuttavia alcune precise condizioni: in considerazione dell’imminente switch off, cioè lo spegnimento della storica televisione analogica terrestre e il passaggio alla tecnologia digitale, gli investimenti non potranno avere una durata superiore a 12 mesi dalla data di ricevimento della comunicazione di ammissione alle agevolazioni da parte della Regione Puglia, inoltre, per ottenere il saldo delle agevolazioni, le imprese dovranno possedere il titolo abilitativo alla trasmissione in tecnica digitale.
Un’ultima condizione è particolarmente rilevante: le imprese che si sono aggiudicate l’incentivo sono obbligate al mantenimento del livello occupazionale registrato dalle emittenti televisive nell’esercizio 2010. A sottolinearlo è la vicepresidente e assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone: “Questo incentivo – ha detto – favorisce oltre 14 milioni di investimenti, agevolando 22 emittenti, molte delle quali senza aiuti sarebbero state destinate allo spegnimento. Così garantiamo pluralità dei servizi e dunque libera concorrenza a vantaggio degli utenti. Adesso ci aspettiamo che le imprese salvaguardino i posti di lavoro, come stabilito dal bando”. Per l’assessore alla Comunicazione istituzionale Nicola Fratoianni “la pluralità delle voci aiuta la politica a lavorare meglio. Non vogliamo rinunciare a questi stimoli né al ruolo svolto dalle emittenti locali nell’informazione e nell’intrattenimento”.
Al bando hanno partecipato in tutto 28 piccole e medie imprese. Le sei considerate non ammissibili sono state escluse perché non hanno una sede giornalistica nel territorio della Regione, perché non sono iscritte al Registro delle Imprese o perché non hanno risposto alla richiesta di integrazione dei documenti.