Nel 2012 il Pil del Mezzogiorno sarà in calo del 3,5%, i consumi del 3,8% e gli investimenti del -13,5%. E' quanto emerge dal Rapporto Svimez 2012. Il Pil nazionale, invece, ripiegherà del 2,5% grazie al risultato del Centro-Nord (-2,2%). La recessione continuerà al Sud nel 2013 (-0,2%) mentre l'Italia crescerà dello 0,1% e il Centro-Nord dello 0,3%. Il divario è aggravato, per Svimez, dalle manovre del 2010-2011 che pesano per 1,1 punti sul Pil nazionale, per 2,1 punti al Sud e solo 0,8 al Centro-Nord.
Un Mezzogiorno a rischio desertificazione industriale e segregazione occupazionale, dove i consumi non crescono da quattro anni, la disoccupazione reale supera il 25% e lavora meno di una giovane donna su quattro. Dal 2007 al 2011, l'industria al Sud ha perso 147 mila unità (-15,5%), il triplo del resto del Paese (-5,5%), e ha accelerato la fuga verso Nord degli abitanti. Nel 2011 i pendolari di lungo raggio sono stati quasi 140 mila (+4,3%), dei quali 39 mila sono laureati.
"Nella presente difficile situazione economica destano grande preoccupazione i dati relativi all'andamento dell'occupazione in tutte le aree del paese, che riguardano in particolare il Mezzogiorno e le generazioni più giovani", ha scritto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato per la presentazione del Rapporto, sottolineando l'urgenza di agire per una ripresa "stabile" della crescita.
Oltre un milione e 350 mila persone sono emigrate dal Mezzogiorno dal 2000 al 2010. Nello stesso decennio, il Pil procapite meridionale è passato dal 56,1% di quello del settentrione al 57,7%. "Continuando così ci vorrebbero 400 anni per recuperare lo svantaggio che separa il Sud dal Nord", osserva Svimez nel rapporto. Per cambiare passo, l'associazione propone un nuovo paradigma per il Sud "capace di integrare sviluppo, qualità ambientale, riqualificazione urbana e valorizzazione del patrimonio culturale". (Fonte: CNA)