(Sa.Sa.)- Incontro al vertice per il rilancio dell’economia pugliese: nella gremita sala Europa di Villa Romanazzi-Carducci a Bari, lo scorso 11 marzo 2013 si è svolto l’importante forum “Industria e finanza per il rilancio dell’economia regionale”.
Quinta tappa del percorso avviato nel 2006 dall’Osservatorio Puglia, l’evento, organizzato dal Gruppo The European House Ambrosetti, ha riunito importanti esponenti della classe dirigente, del mondo universitario e della società civile pugliese, i quali si sono dati appuntamento per ascoltare e partecipare attivamente al dibattito sul miglioramento economico, sociale e civico della nostra Regione.
E’ stata condotta un’analisi sui bilanci di un campione di 1.113 imprese pugliesi con un fatturato superiore ai 5mln di € (28% del PIL pugliese) dal 2007 al 2011 ed è emerso che la Regione Puglia è stata interessata da un dinamismo economico molto importante negli ultimi 10 anni. I punti di forza del nostro sistema regionale sono molteplici: le esportazioni in crescita; il numero di domande di brevetti record, l’8% delle richieste sul totale nazionale; una crescita del fatturato delle imprese manifatturiere; una produzione di energia che, grazie all’uso delle fonti rinnovabili, ha reso alla Puglia il primato per surplus elettrico, ed una buona capacità di spesa dei Fondi strutturali. Tuttavia, ci sono dei punti di debolezza che non devono essere sottovalutati e che, per certi versi, rispecchiano la più ampia situazione nazionale: la passività del saldo della bilancia commerciale; un PIL procapite inferiore rispetto al valore medio nazionale; le irregolarità dell’economia sommersa; la disoccupazione in aumento, soprattutto quella giovanile.
Significativo è il paradigma interpretativo della “pentola bucata”, presentata da Paolo Savona, anch’egli tra i relatori del Forum. Tale teoria consiste nell’idea che il sistema economico pugliese sia considerato una grande pentola in cui sono introdotti dall’esterno gli investimenti diretti esteri, le risorse provenienti dalla CE e dalla finanza pubblica. Ci sono poi degli elementi interni che aumentano il livello della ricchezza e il potere d’acquisto della Regione, quali la crescita demografica e del capitale sociale, l’investimento in fonti di energie alternative, le eccellenze del turismo, dell’aeronautica, del settore chimico, forze che favoriscono lo sviluppo e trattengono le risorse nel sistema. Quando queste risorse esogene ed endogene sono nel sistema, si incontrano con una serie di fattori che lavorano contro lo sviluppo, le determinanti del “buco nella pentola”: una produttività del lavoro inferiore alla media italiana, la scarsa efficienza della P.A., l’economia sommersa; lo scontro tra queste forze determina una fuoriuscita del potere d’acquisto.
Cosa fare, dunque, per rilancio dell’economia pugliese? Occorrerebbe pensare seriamente ad un modo per tagliare il cordone ombelicale che lega il mondo imprenditoriale al sistema bancario. Uno strumento da poter usare a tal fine è ilprivate equity:un fondo di gestione privata che raccoglie risorse finanziarie di carattere pubblico ed investe nelle imprese. Costituisce un’occasione di sostegno per le imprese in diverse fasi: nello start up per l’avvio di attività innovative, in fase di maturità e di sviluppo o in situazioni di crisi. Le potenzialità del mezzo non si riducono all’apporto di capitale per il superamento di barriere iniziali per l’ingresso nel mercato, ma comprendono un sostegno alla conoscenza, alla gestione e all’internazionalizzazione. In questo modo si supera l’offuscamento attorno alle regole imprenditoriali ed il capitale, confidando in una maggiore trasparenza, potrà avere più fiducia nelle scelte delle imprese.
COS’È LA SMART CITY? La traduzione esatta dall’inglese è città intelligente ed è un’idea che si fonda sull’esigenza di migliorare la qualità della vita, partendo dai bisogni dei cittadini e sfruttando tutte le potenzialità inespresse della struttura urbana. Si tratta di un progetto concepito nella culla delle innovazioni ecologiche e delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, per portare tali saperi al servizio della collettività. La prima esperienza di Smart City si è avuta a Rio de Janeiro: a seguito di una catastrofica alluvione, il sindaco contattò tutte le emittenti radio e tv per rendere più immediato lo scambio di informazioni e più veloci gli interventi dei mezzi di soccorso. Questo utilizzo dei social media ha resosmartuna megalopoli come Rio de Janeiro attraverso il monitoraggio delle previsioni meteo, del traffico quotidiano e delle condizioni ambientali.
Un’altra esperienza concreta di questo progetto è quella di Amsterdam Smart City, una proposta pubblico-privata che raccoglie una collaborazione unica tra i cittadini, le imprese e le istituzioni per la lettura della pianta della città come se fosse una mappa vivente dove collocare le nuove tecnologie, individuare le criticità da risolvere riguardo alla gestione della sostenibilità economica, della mobilità e dell’inquinamento. Saskia Müller, Program Manager del progetto, ha presentato questa iniziativa nell’ambito del Forum The European House Ambrosetti, svoltosi a Bari l’11 marzo scorso. Il punto di partenza per l’attuazione del piano è stato ponderare la domanda degli abitanti della città, valutando quali fossero i punti su cui poter intervenire per migliorare la vivibilità del centro urbano e delle sue ramificazioni. Non è stato facile il coinvolgimento della gente in tale ambizioso obiettivo, ma puntando maggiormente l’attenzione sulla domanda dei bisogni quotidiani delle persone, piuttosto che sulla tecnica da utilizzarsi, i risultati sono stati molto soddisfacenti. Tra i settori su cui si è intervenuti vi è la mobilità: Amsterdam è una città con pochi spazi verdi, perciò l’obiettivo prefissato da raggiungere è una riduzione di CO₂del 40% nell’aria della città entro il 2025. A tal fine sono state messe a disposizione 300 Smart elettriche cui si può accedere con abbonamento per permettere una viabilità più sostenibile. Inoltre, una proposta che ha riscosso molto successo è il “Wego”, ovvero l’affitto della propria auto ad amici e vicini per pagarla a seconda dell’uso: questa piattaforma consente una riduzione del numero di auto di proprietà, della congestione cittadina e dell’inquinamento.
Chissà se in futuro potremo provare a pensare ad una Smart Puglia (n.d.r., esiste già la Smart City Bari ed al momento l'amministrazione comunale di Lecce si sta adoperano per mettere in atto Lecce Smart City) a, la strada da fare è ancora tanta, ma ciò che è più importante è una presa di coscienza e un’assunzione di responsabilità nei confronti del nostro territorio. Come afferma Rifkin, “abbiamo la scienza e la tecnologia per farlo, ma non servirà a niente se non vi sarà un cambiamento di volontà”.