Il governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, chiede
al Parlamento europeo che i paesi membri riducano le tasse e sostengano nuovi
interventi pubblici. Immediata la reazione positiva delle borse europee. Rassicurando
sulla solidità del sistema bancario, ci tranquillizza affermando che i
requisiti di capitale del sistema bancario non subiranno aumenti.
Draghi
afferma che sono necessari interventi strutturali che migliorino le
infrastrutture pubbliche e stimolino gli investimenti nel settore delle costruzioni
per arrestare il deterioramento economico in atto da dicembre a seguito della
volatilità del sistema borsistico. Il governatore, poi, spiega che stante la
percezione che le banche dovrebbero fare di più in simili contesti di bassa
crescita, bisogna riconoscere che le nuove regole attuate mirano alla solidità
del settore finanziario.
Il bail-in,
è un meccanismo di salvataggio “interno” del settore bancario che, con l’avanzare
della crisi sia negli Stati Uniti che in Europa, opera in direzione opposta
rispetto a quella precedente del bail-out,
coinvolgendo i privati, ovvero obbligazionisti ed azionisti. Facendo presente
che non sono stati richiesti dai governi europei una serie di accantonamenti, Draghi
nega poi l’esistenza di accordi con l’Italia per acquisti di crediti
deteriorati, notizia diffusa di cui si non riesce a darsene una spiegazione.
A marzo
la banca valuterà se allentare la politica monetaria, sulla base della forza
dell’inflazione su prezzi e salari ed in considerazione di come sarà trasmessa
la politica monetaria tramite il sistema bancario. Restando così in attesa
degli opportuni interventi politici, Draghi auspica la salvaguardia del mercato
unico e dell’unione monetaria nei negoziati, quale condizione centrale degli
attuali governi per la fiducia da parte della Bce.
Francesca Maggiulli