Venerdì, 22 Novembre 2024

Il futuro degli oceani: nello studio all’esame del G7 anche il contributo di Ferdinando Boero


L’Accademia Nazionale dei Lincei ha affidato a un docente dell’Università del Salento, direttore del Museo di Biologia Marina “Pietro Parenzan” di Porto Cesareo e ricercatore associato all’Istituto di Scienze Marine del CNR l’incarico di rappresentare l’Italia per l’elaborazione di questo documento di interesse strategico per l’Unione Europea...

Il futuro degli oceani: nello studio all’esame del G7 anche il contributo di Ferdinando Boero

C’è anche il contributo del professor Ferdinando Boero,ordinario di Zoologia all’Università del Salento (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali), direttore del Museo di Biologia Marina “Pietro Parenzan” di Porto Cesareo (Lecce) e ricercatore associato all’Istituto di Scienze Marine del CNR, nel documento all’esame del G7 di Tokyo a proposito del futuro degli oceani.

Il documento “Future of the Ocean and its Seas: a non-governmental scientific perspective on seven marine research issues of G7 interest” è stato redatto sotto la responsabilità di diverse organizzazioni internazionali: The International Association for the Physical Sciences of the Oceans (IAPSO); The International Council for Science (ICSU); The International Union of Geodesy and Geophysics (IUGG); The Scientific Committee on Oceanic Research (SCOR). Assieme a ricercatori di tutto il mondo, il professor Boero è stato chiamato a fornire dati e considerazioni scientifiche chiave, con un focus particolare nella sezione “Marine ecosystem degradation” (assieme a Moriaki Yasuhara), nella quale vengono analizzate le problematiche del degrado degli ecosistemi marini.

«I 7 Grandi sanno dell’impatto dello “sviluppo” delle loro economie sullo stato dell’ambiente oceanico e marino», sottolinea il professor Boero, «e ne sentono la responsabilità. Il G7 ha chiesto a esponenti della comunità scientifica internazionale di mettere a punto un documento che identifichi i problemi più rilevanti che affliggono l’ambiente marino. Su questo documento discuteranno i G7 per emettere il comunicato finale. La perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi sono i sintomi più evidenti del nostro impatto, assieme al cambiamento climatico. La comunità scientifica italiana fornisce contributi essenziali alla conoscenza di questi fenomeni. Il fatto che abbiano chiamato proprio me, come è successo anche l’anno scorso per il G7 di Berlino, significa che l’Università del Salento ha assunto una posizione di rilevanza internazionale nelle scienze marine. Chiamano me per motivi anagrafici (sono il più anziano), ma questi livelli si raggiungono solo grazie alla presenza di un gruppo di ricercatori di prim’ordine che fanno sì che la nostra Università abbia, in questo campo, un rilievo di livello globale. Gli studenti che seguono il nostro corso di laurea magistrale in inglese “Coastal and marine biology and ecology” fanno parte integrante di questo sistema. Il capitolo Ecosystem degradation è firmato da me e da Yashuara, ma una prima bozza è stata scritta dai miei studenti come prova d’esame. Hanno fatto un workshop e hanno lavorato settimane per metterla a punto, poi me l’hanno presentata. Certo, un pochino ci ho lavorato anche io, ma sono orgoglioso di dire che è frutto del loro lavoro, a dimostrazione di quel che hanno imparato. A inizio d’anno è anche stato pubblicato un volume dedicato alla sostenibilità marina, elaborato dall’European Academies Scientific Advisory Council su richiesta dell’Unione Europea.  

 L’Accademia Nazionale dei Lincei ha affidato a un docente dell’Università del Salento l’incarico di rappresentare l’Italia per l’elaborazione di questo documento di interesse strategico per l’Unione Europea. Dal G7 all’UE, se si parla di mare, l’Università del Salento c’è. Io sono solo uno dei tanti che hanno permesso il raggiungimento di questi livelli. Questo mostra come ricerca, didattica e impatto sul territorio (le tre missioni dell’Università) siano strettamente interconnesse. Sarebbe bello allargare ulteriormente queste visioni. L’Unione Europea chiede sempre più approcci integrati, olistici, ecosistemici e ogni disciplina è chiamata a dare il proprio contributo al progresso di tutte le altre, abbattendo gli steccati che separano le branche del sapere. Penso all’arte, al patrimonio culturale, al diritto, all’economia e all’ingegneria, alla filosofia e alla poesia. Francesco, con Laudato Sì, chiede la conversione ecologica. È una sfida che abbiamo raccolto, e molto altro resta da fare».
 
Riferimenti:
 
 


             

© Riproduzione riservata.