Come ogni anno, i festeggiamenti in onore di San Biagio, da tutti invocato per le malattie della gola, promossi dal Comitato Feste della Parrocchia “S. Nicola Magno”, vengono celebrati a Salve il 3 febbraio nella cappella rurale di Santu Lasi. Dopo la Santa Messa nella cappella (ore 11), ci si potrà recare in visita alla vicina masseria, che resterà aperta per l’intera giornata fino al tramonto.
In masseria, intorno alle ore 12, avrà luogo la benedizione e la distribuzione dei pani di S. Biagio (provenienti da Ruvo e da Sant’Agata di Puglia, centri nei quali San Biagio è patrono) e sarà possibile visitare la mostra.
Ai visitatori sarà distribuito un opuscolo sull’iconografia del Santo, raffigurato da grandi pittori - fra i quali Michelangelo e Tiepolo, Nando di Cione, Bartolomeo Montagna e Giulio Romano – a volte come santo vescovo, altre volte come santo guaritore e intercessore, altre ancora nel momento del martirio con pettini di ferro (motivo per il quale è protettore anche dei cardatori di lana).
La masseria e la cappella di Santu Lasi a Salve, di recente dichiarata “bene di interesse culturale particolarmente importante”, sorge sul sito dell’antico casale di San Biagio. Un viale immette in primo recinto con alcune mangiatoie - ricavate nello spessore degli alti muti a secco – e con un palmento, al cui interno sono i resti di un apiario. Una porta immette poi nel cortile, con al centro una cisterna, sul quale prospetta l’edificio principale munito di caditoie per la difesa. Al pianterreno due arcate, precedute da un pergolato con colonne in pietra, sostengono un balcone continuo al primo piano, al quale si perviene mediante una scala esterna che, ramificandosi, consente di raggiungere anche il piano superiore di una torre colombaia cilindrica (1577), decorata in alto con una fascia di archetti alternati a mensole. Su un altro lato del cortile c’è un ambiente in origine adibito a mangiatoia. Sul retro della masseria sono altri spazi, chiusi e aperti, destinati al ricovero degli animali.
Nelle vicinanze c’è la cappella, di origini molto antiche, edificata sui resti di una costruzione altomedievale che, crollata nel XVII secolo, venne riedificata nel 1716 e a cui, l’anno seguente, venne donata la statua raffigurante san Biagio. Sulla porta d’ingresso è scolpito lo stemma del Comune di Salve risalente al 1717. Nelle absidi sono presenti tracce di affreschi di epoche diverse.
Antonio Gabellone, presidente della Provincia e Simona Manca, vicepresidente della Provincia e Assessore alla Cultura (dall’opuscolo “San Biagio / Santu Lasi: un santo, una cappella, una masseria”): “Non accade di frequente che una masseria accolga una mostra. Molte hanno perduto l’originaria funzione produttiva e sono state per la maggior parte trasformate in strutture esclusivamente ricettive o adibite alla ristorazione. Ma una masseria è stata in passato un organismo “vivente” fortemente legato alla cultura contadina della quale oggi riusciamo con sempre maggiore difficoltà a cogliere valenze e significati. Le masserie sono testimoni silenziose del lavoro e dei sacrifici della nostra gente. Non tutte sono state restaurate (non è questo il caso di Santu Lasi) con quell’amore e quel rispetto che meritano; un rispetto che significa anche salvaguardia del contesto, delle campagne con le loro colture, dei muri a secco, delle pajare, delle liame”.
“Al di là della proprietà, le masserie sono patrimonio di un’intera comunità; ed è giusto quindi che vengano aperte in occasione di manifestazioni culturali promosse in stretta collaborazione fra pubblico (il Comune di Salve e la Provincia di Lecce) e privato. Ospitare poi nella masseria “Santu Lasi” a Salve una mostra dedicata a S. Biagio è in un certo senso ricollegarsi alla vocazione originaria di queste strutture produttive. San Biagio, oltre che della gola, è protettore anche del lavoro nei campi, del mondo animale, dei cardatori di lana. Attività tutte che hanno avuto a Santu Lasi una certa importanza; lo testimoniano le sue fabbriche, i suoi recinti, i suoi “jazzi” che i “leggeri” ma significativi interventi di manutenzione condotti di recente hanno contribuito a valorizzare e a rendere più leggibili”.
PER CHI VUOLE APPROFONDIRE
Il santo
Poche sono le notizie certe sulla vita di San Biagio. Visse in Turchia tra il III e il IV secolo d.C. Nato da famiglia nobile ed educato al cristianesimo, fu vescovo di Sebaste, l'odierna città di Sivas in Armenia, e forse anche medico prima della sua consacrazione episcopale. Tanto incerta è la sua figura storica, tanto numerosi sono i miracoli a lui attribuiti. Per sfuggire alle persecuzioni dei cristiani, visse da eremita rifugiandosi in una grotta sui monti, dove guariva gli animali della foresta con il segno della croce. Scoperto da alcuni cacciatori, venne catturato e rinchiuso in prigione, dove continuò a operare guarigioni. Una donna gli portò il figlio che era sul punto di morire soffocato per aver ingoiato una lisca di pesce; Biagio gli impose le mani pregando e lo guarì (secondo un’altra versione avrebbe preso un pezzo di pane e lo avrebbe fatto inghiottire al ragazzo).
Fra i tanti miracoli, merita di esserne ricordato un altro. Un lupo aveva portato via a una donna il suo unico maiale; questa chiese aiuto a San Biagio, offrendogli una gran quantità di candele; ma egli la invitò a riservarle per la chiesa che gli sarebbe stata dedicata; poco dopo il lupo, fattosi mansueto, riportò indietro la preda. Biagio fu decapitato intorno al 316, dopo essere stato a lungo torturato con pettini di ferro che gli straziarono le carni. Per i miracoli operati e la vastità dei patronati è uno dei quattordici “santi ausiliatori”. La sua figura ha numerosi risvolti nel campo delle arti figurative, delle tradizioni e dei rituali.
I protettorati
San Biagio è protettore contro varie malattie ma soprattutto, per la benedizione del bambino al quale si era conficcata la lisca di pesce, contro i mali della gola. In occasione della sua festa il sacerdote accosta alla gola dei fedeli due candele incrociate benedette il giorno della Candelora.
Il potere taumaturgico del santo si estese nei secoli a numerose altre malattie: in Germania è invocato contro i mali della vescica, per l'affinità fra il suo nome e il termine che indica questo organo (blase). Cardatori e tessitori lo hanno assunto come loro patrono per la somiglianza dei loro strumenti con i pettini e gli uncini di ferro usati per il suo martirio. Alla vicenda del lupo e alla dimestichezza del santo con gli animali si collega il suo protettorato sul bestiame.
Altri patronati hanno origine da analogie o da assonanze; poiché il latino Blasius ricorda il tedesco blasen (soffiare), in Germania è patrono dei suonatori di strumenti a fiato; per l’assonanza Biagio-bacio in molte regioni è il patrono dei fidanzati; per la somiglianza con il francese blé, grano, in Francia viene invocato prima del raccolto. San Biagio, infatti, è molto popolare nelle campagne, viene pertanto assunto come patrono dei contadini e delle realtà agricolo-pastorali. Ricorrendo la festività in un momento di passaggio dall’inverno alla primavera, un tempo, nel giorno della sua festa, in molti paesi dell'Europa meridionale si usava portare in chiesa un pugno di cereali che, benedetti, venivano poi mescolati a quelli della semina perché assicurassero un buon raccolto.
In Puglia il culto, diffuso in quasi tutta la regione, trova accenti di maggiore intensità in Capitanata, soprattutto lungo gli itinerari della transumanza verso l’Abruzzo e il Molise, in Terra di Bari e nel territorio di Brindisi, in particolare ad Ostuni e a San Vito dei Normanni. In alcuni paesi, come Calimera, è protettore dei carbonai: da qui deriva la tradizione di festeggiarlo in una radura ai margini di un antico bosco.
L’iconografia del santo L'iconografia di San Biagio evoca alcuni momenti importanti della sua vita: il santo vescovo (con mitra, pastorale, libro), il taumaturgo, il protettore degli animali e della vita dei campi, il martire.
In numerose raffigurazioni infatti San Biagio appare, sia a figura intera che a mezzobusto - in abiti e con le insegne vescovili, talvolta con in mano anche il pettine di ferro con cui fu torturato. Come accade per la quasi totalità degli antichi martiri, lo strumento di tortura è l’attributo più consueto per la sua identificazione. L’iconografia che più lo rappresenta sono i due ceri incrociati, in ricordo del rito istituito dal santo in occasione del miracolo della guarigione del bambino. Le vicende prodigiose della vita di San Biagio formano oggetto della maggior parte delle opere. La leggenda secondo la quale Biagio sarebbe stato in grado di avvicinare e di ammansire le belve, si diffuse rapidamente in tutta l'Europa e numerosi artisti presero a raffigurarlo seduto all'entrata di una grotta, nell'atto di accarezzare o di nutrire animali selvaggi.
Vincenzo Passaseo, sindaco di Salve (dall’opuscolo “San Biagio / Santu Lasi: un santo, una cappella, una masseria”): “Da sempre i cristiani hanno collocato i santi non solo nella sfera celeste ma anche in quella del quotidiano. Il loro culto implica un senso di familiarità; e San Biagio è a Salve, insieme a San Nicola, un santo “di famiglia”; protegge dalle malattie della gola, ma è patrono anche di molte categorie, fra le quali quella dei contadini. Il suo nome ricorda il grano (in francese blé) e un tempo in alcuni paesi si portava in chiesa un pugno di cereali che, benedetti e mescolati ai semi da spargere, assicuravano un buon raccolto.
San Biagio (o Santu Lasi) è il nome di un antico casale, ma anche di una cappella e di una masseria. La piccola ma significativa mostra che il Comune di Salve, insieme con Provincia di Lecce ha allestimento nella masseria “Santu Lasi” ci aiuta a conoscere meglio il nostro territorio e a riscoprire le nostre tradizioni; perché, ne siamo convinti, la salvaguardia dei nostri beni culturali, per essere reale, deve passare attraverso una presa di coscienza della storia e delle consuetudini di un luogo.
In quest’ottica si pone anche la benedizione e distribuzione - grazie anche all’impegno del Comitato Feste della Parrocchia di San Nicola Magno - di alcuni pani e taralli prodotti in altri paesi in occasione di questa festività. Anche potrà costituire in futuro un’occasione per creare una rete positiva di relazioni; nel nome di San Biagio”.