I fatti narrati sono realmente accaduti ed oggi più di ieri fanno riflettere sui temi di intolleranza, come sulla leggerezza di gioire delle proprie posizioni privilegiate senza porsi il problema di quali governi possano essere reali portatori di pace.
Jan Żabiński scese a combattere in prima persona ed è questo quello che purtroppo resta forse più impresso oggi del film, in un momento in cui si ascoltano parole aggressive dai rappresentanti di governo per chiedersi se non è forse giunto il momento di scostarsi davvero dall'aderire a politiche colonialistiche responsabili di tutte le transumanze storiche.
La protagonista del film è la moglie Antonina - non sembra calzante la traduzione italiana che dalla produzione inglese traduce wife in "signora" già dalle prime scene del film lo spettatore potrà intuire le motivazioni di tale considerazione -, colei che pur di sostenere la vita dei più esposti, vive il più forte compromesso che la costringe a mettersi interamente in gioco.
Tra le più drammatiche menzioni storiche del film non poteva mancare la tragica deportazione dei bambini di Varsavia con l'affezionato maestro che scelse di non lasciarli mai soli.
Il film sembra così essere un prezioso monito perché la scelta giusta non è mai quella più facile, né l'essere umano può evitare di prestare la propria attenzione per essere realmente rappresentato dalle politiche locali o globali.
Pubblicato sul profilo Facebook il 22/01/2019