Il Piano Junker è uno strumento finanziario che offre garanzie ed assistenza e promozione volti ad attrarre gli investimenti privati e pubblici nei progetti innovativi che sono i più rischiosi ed hanno accesso più limitato i finanziamenti per mancanza di fiducia sia degli investitori che delle banche. Il Piano non è un programma di sovvenzioni a fondo perduto, ma una best practice che vuole far tornare la fiducia in Europa negli investitori ed intende mobilitare le risorse dormienti in Europa. Non ci sono quote stabilite per Paese, in quanto è destinato a rilanciare l’economia nel suo insieme e la sua partecipazione vale infatti per il valore progettuale, con un sistema di garanzie affinché con sinergie i fondi possano essere utilizzati in maniera più intelligente. Nei primi due anni l’Italia è stato il maggior beneficiario, con la Commissione Europea promotrice, motore della sua politica attuativa, insieme ad altri soggetti, tra cui la Banca Europea per gli Investimenti (che comprende la BEI ed anche il Fondo Europeo degli investimenti che gestisce la finestra del Piano Junker dedicata alle PMI).
Il gruppo BEI gestisce i finanziamenti (in parte garantiti dal Fondo dell’Unione Europea) e l’attività di assistenza alla preparazione dei progetti. Nel contesto del Piano il gruppo BEI lavora a livello nazionale insieme alle diverse banche e istituti di promozione nazionale. In Italia questo ruolo è svolto dalla Cassa Depositi e Prestiti CDP che sta sviluppando diverse iniziative a supporto del Piano Junker.Vediamo ora i tre distinti ruoli della Commissione, della BEI e della CDP perché l’Italia possa beneficiare meglio di tale iniziative, tenendo conto però che essnedo il Piano in continua evoluzione, occorre riferirsi ai link degli enti e degli organismi riferiti per verificare a che punto del piano ci si trovi di volta in volta.
Il Piano Junker, operativo dal luglio 2015, si prefigge di rafforzare la creazione di posti di lavoro e la crescita, accrescendo la competitività, consolidando la capacità produttiva e infrastrutturale al fine di migliorare il contesto per gli investimenti.
Il calo dopo la crisi finanziaria non è ancora colmato, dal 23% ora si è sotto al 20%, nonostante la crescita economica in Unione Europea al quinto anno, ma il contributo non è significativo ed occorre che aumenti molto di più perché possa proseguire la crescita a valori sostenibili. Dal 2008 in avanti in alcuni paesi il livello è salito significativamente, ma non l’Italia che fa parte dei paesi periferici. Gli investimenti sono diminuiti nei paesi periferici di cui fa parte l’Italia, in realtà a causa dei noti vincoli di bilancio, da parte del Governo centrale e molta difficoltà anche i progetti di investimento sostenuti dalle case e dalle famiglie, mentre gli investimenti delle aziende dopo un momento di flessione si sono stabilizzate ed il Piano vuole costruire sull’investimento privato per mobilizzare risorse a favore dell’investimento.
In Italia gli investimenti del Piano Junker nel Mezzogiorno non hanno avuto una forte incidenza, a differenza degli investimenti del Centro-Nord, dove pertanto i finanziamenti sono diminuiti in maniera meno pesante. Le ragioni sono legate all’incertezza generale che circonda l’economia, a causa dell’attuale debolezza della domanda interna (mentre la domanda esterna sta crescendo), per via delle riduzioni dei margini di profitto, per le difficoltà del settore bancario (dovute ai crediti deteriorati) e per le perduranti condizioni di credito rigorose (in particolare per le PMI che sono la capacità strutturale più importante per l’Italia per quanto riguarda l’economia nazionale) e più in generale sono penalizzati alcuni specifici settori. In un limitato sviluppo dei mercati dei capitali, una serie di carenze strutturali ostacolano una ripresa più solida degli investimenti, ovvero l’inefficienza della pubblica amministrazione, il sistema giudiziario ed il contesto imprenditoriale.
Il Piano di investimento per l’Europa si fonda su tre pilastri: istituisce un Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (FEIS), con attenzione alle difficoltà per gli investimenti più rischiosi, garantisce che il finanziamento di investimenti arrivi all’economia reale per cui ha istituito il portale dei progetti di investimento europei ed il polo europeo di consulenza su investimenti (con assistenza tecnica della Banca Europea, ma supportata da agenti a livello locale), migliorare il contesto degli investimenti eliminando gli ostacoli, con riforme strutturali importanti, creando una regolamentazione più semplice ed efficacia con attenzione ai settori delle infrastrutture, perché gli investitori internazionali possano partecipare alla crescita in Europa. Investimenti per progetti in settori ad ampio raggio, dall’energia, alla telecomunicazione, alla ricerca, educazione e salute. La Commissione ha deciso a settembre 2016 di estendere il Piano e le ragioni sono: le attese iniziali, con i 315 miliardi da attuare in 3 anni, si sarebbero raggiunte in un solo anno e mezzo e, dunque, il proposito è stato quello di evitare un’interruzione subitanea dopo tre anni. La Commissione ha preparato una proposta di regolamento dal Parlamento in Consiglio per farla accogliere dall’estate del 2017 con estensione del Piano all’interno dell’Europa e per i paesi in via di sviluppo e cooperazione. Il FEIS rafforzato, insieme ai fondi strutturali e di investimento europei (SIE), continuerà oltre gli iniziali 3 anni e sarà ulteriormente semplificato, grazie anche a un rafforzamento del polo di consulenza per i potenziali candidati, dando la possibilità ai piccoli progetti di unirsi per richiedere finanziamenti tramite le piattaforme di investimento che verranno ulteriormente incoraggiate. Il Fondo Europeo per gli investimenti fornirà almeno 500 miliardi di euro entro il 2020, così come è stato poi accolto dal Consiglio con il regolamento di proroga.
A maggio 2017, ovvero a più di metà percorso del FEI, più di 190 miliardi sono stati approvati dal Fondo Europeo degli Investimenti e ci si aspetta che più di 400mila PMI possano beneficiare di prestiti o di operazioni di capitali di rischio e più di 100mila posti di lavoro sono stati creati a seguito di tali investimenti giustificando così la richiesta di estensione da parte della Commissione. In Italia il successo è stato molto importante ed è il primo beneficiario al giorno d’oggi delle risorse della Banca Europea del Fondo Europeo. A metà 2017 i progetti finanziati dal Fondo Europeo della Bei insieme al Fondo europeo degli investimenti FEI ammontano a più di 3 miliardi e quelli finanziati dal FEIS a più di 1 miliardo e mezzo, per un totale di circa 5 miliardi, generando un investimento di oltre 30 miliardi. Ruolo molto importante è quello ricoperto dalla Cassa Depositi e Prestiti che ha firmato diverse piattaforme di investimento per il sostegno a diversi tipi di progetti.
Il Gruppo BEI è composto dalla BEI e dal FEI, di cui la BEI è il principale azionista. La BEI è la Banca dell’Unione Europea, istituzione finanziaria di proprietà degli Stati Membri che ha svolto un ruolo essenziale nella risposta alla crisi europea. Nata nel ’58 col Trattato di Roma, ha sede a Lussemburgo con 40 uffici regionali ed un organico prossimo alle 3mila unità con un bilancio di 573 miliardi a fine novembre 2016 è la principale istituzione multilaterale di concessione di prestiti al mondo. Lo scopo è il sostegno degli obiettivi dell’Unione Europea per favorire la crescita e la coesione degli Stati Membri. Dallo scoppio della crisi, l’attività della Banca si è intensificata in termini di volumi ed evoluta in termini di tipologie e rischiosità di strumenti finanziari, dunque si è evoluta rivedendo il modo di lavorare, con imprese di ogni dimensione, enti pubblici ed intermediari finanziari, dall’offerta di prestiti e garanzie – grazie alla tripla A di cui gode il Gruppo - a prodotti più sofisticati, come strumenti di condivisione del rischio - il cosiddetto risk sharing - ad operazioni di prestito con rischiosità più elevata che portano il Gruppo a lavorare con imprese più innovative in Europa. Il FEI, istituzione controllata dalla Bei allo scopo di sostenere la creazione, lavora per la nascita, la crescita e lo sviluppo delle PMI operando lungo tutta la catena di creazione dei valori dell’impresa, attraverso strumenti finanziari con investimenti in fondi di private equity, adventure capital, incubatori e trasferimenti di tecnologia, ma anche di garanzie di supporto all’attivazione del credito come la securitisation e concessioni di garanzie e controgaranzie per portafogli di prestiti alle PMI nei confronti delle banche, allo scopo di migliorare l’accesso al credito per le PMI ed anche le condizioni di finanziamento.
I principali azionisti del FEI sono la BEI con circa il 60% e la Commissione Europea con circa il 28% ed il restante è detenuto da circa 30 istituzioni finanziarie pubbliche e private europee. Gli investimenti del 2016 hanno raggiunto un ammontare di 83,3 miliardi di euro di cui 75,4 miliardi in Unione Europea e 8,38 fuori dell’UE. Nel periodo tra il 2013 e il 2015 il Gruppo BEI ha sostenuto circa 830mila posti di lavoro tramite i propri finanziamenti e, in Italia, solo nel 2016 ha raggiunto oltre 11 miliardi e, negli ultimi 5 anni, 52 miliardi per un totale di investimenti mobilitati pari a 150 miliardi di euro. Nello stesso periodo sono state 95mila le PMI finanziate grazie alla partnership con banche italiane che si sono dimostrate efficaci da anni nell’allocare in modo capillare sul territorio il fonding che ottengono dalla Bei ed utilizzare i meccanismi di garanzie e di risk sharing offerti. Nel 2016 è stato importante l’impegno con le PMI e con i Mid-Cup con la copertura del 42%.
Il Piano di Investimenti per l’Europa e il Fondo Europeo per gli Investimenti strategici (FEIS)
Il 18 dicembre 2014 il Consiglio Europeo ha approvato il Piano di Investimento per l’Europa per combattere il gap nel livello di investimenti in Europa. Il FEI è stato varato a luglio 2015 consente di operare con maggiori presenze di rischio, avvicinando investimenti privati e colmando carenze di mercato. Poi il Piano Junker prevede la riforma della regolamentazione e l’assistenza tecnica.
Tutte le operazioni sono soggette e sono approvate dagli organi direttivi dalla BEI e dal FEIS. Per quanto riguarda le operazioni nell’ambito delle infrastrutture e innovazione vengono approvate singolarmente dalla Investment Committee del FEIS.
Il Bilancio nel 2016 di 573 miliardi di euro è positivo ed il trend è in linea con il programma atto al raggiungimento dei 315 miliardi nel triennio.
Il Gruppo BEI dedica la sua attività all’analisi delle riforme strutturali con la pubblicazione di due report: “Breaking Down Investment Barriers at Ground Level” offre una serie di analisi e report sui principali ostacoli all’implementazione dei progetti di investimento quali le dimensioni dei mercati e la loro struttura, la regolamentazione e i vincoli di finanza pubblica, l’accesso al credito; “Investment and Investment Finance in Europe”, con un’indagine su oltre 12500 imprese in tutta Europa, rivela che il grande ostacolo all’effettivo coinvolgimento di capitali privati è la mancanza di un quadro chiaro di regole per la realizzazione delle opere.
Gli Istituti Nazionali di Promozione
La Cassa Depositi e Prestiti è un organismo privato italiano che è stata fondato a Torino nel 1850 ed il suo ruolo di promozione si è evoluto nel tempo partendo da un ruolo focalizzato volto a supportare le amministrazioni centrali, ha iniziato poi a sostenere l’economia attraverso il supporto diretto alle aziende ed alle infrastrutture, entrando anche nel Piano Junker, dove la cooperazione con la Banca Europea per gli Investimenti ed il Fondo Europeo per gli Investimenti e le altre Casse Promozionali Nazionali per l’Europa hanno arricchito l’offerta dei prodotti CDP.
Gli Istituti Nazionali di Promozione hanno un denominatore comune: si focalizzano sugli investimenti e sulla crescita. In particolare, oltre agli istituti multilaterali, come la Banca Europea per gli investimenti, ci sono organismi come Cassa Depositi e Prestiti in tutta Europa che sin dall’inizio hanno dichiarato un proprio committment a sostegno del Piano europeo per gli investimenti accanto agli stanziamenti messi a disposizione dalla Commissione Europea e dalla Banca Europea per gli Investimenti. In particolare gli Istituti hanno dichiarato di mettere a disposizione al Gruppo BEI e alla Commissione fino a 43 miliardi di sostegno al Piano europeo per gli investimenti e CDP, in particolare già nel 2015, ha dato disponibilità per 8 di questi 43 miliardi.
Nel 2016 per la prima volta CDP ha approvato un piano quinquennale, un nuovo piano industriale per valorizzare il ruolo di ponte tra l’Europa e il territorio, rilasciando risorse proprie fino a 160 miliardi, ma anche attrarre capitali privati e di terzi, ad ulteriore incremento delle risorse messe a disposizione sul suo Bilancio, fino a mobilitare un importante numero che arriva a 265 miliardi nell’orizzonte di piano. CDP opera attraverso quattro linee principali d’intervento: supporto amministrazioni centrali-locali, delle infrastrutture, supporto alle imprese, internazionalizzazione, real-estate.
Nel 2016 gli obiettivi raggiunti da CDP diretti per 30 miliardi che hanno attivato ulteriori risorse per 20 miliardi dal settore privato risultano in linea con l’andamento del piano industriale.
Elemento di novità è il sostegno alle imprese e soprattutto lungo tutto il ciclo di vita, fondamentale agire da dove gli operatori privati non possono agire da soli, quindi nelle cosiddette zone a parziale o totale fallimento di mercato. In questo senso CDP ha ampliato in maniera importante la gamma dei prodotti offerti che sta mettendo a punto anche in collaborazione con il Gruppo BEI a sostegno delle imprese lungo tutto il loro ciclo di vita, anche nella eventuale fase di rilancio. CDP supporta le imprese con intervento diretto per le imprese medio-grandi e con intervento indiretta con intermediari finanziari – attività storicamente iniziata prima per il sostegno del Paese.
Con la Legge di Stabilità 2016, CDP ha visto riconosciuto il suo ruolo di Istituto Nazionale di Promozione nel Piano Junker nel regolamento EFSI e, in particolare, può utilizzare le risorse della gestione separata del risparmio postale per intervenire negli investimenti con il gruppo BEI attraverso le piattaforme di investimento. CDP può aumentare il fondo avvalendosi di una garanzia statale che replica lo schema del FEIS a livello nazionale, su risorse nazionali; inoltre, con la Legge di Stabilità 2016, recependo la Raccomandazione della Commissione Europea di assumere un ruolo più pro-attivo nella promozione dell’utilizzo dei fondi strutturali, CDP può intervenire a supporto nella migliore implementazione di questi fondi. Due elementi importanti con la Legge Stabilità 2016 piattaforma degli investimenti e supporto alla presa di rischio della Cassa Deposito e Prestiti mediante un meccanismo simile a quello della Banca Europea degli Investimenti. Il Piano è stato un successo in tutta Europa ed anche in Italia, grazie anche al contributo di CDP e circa un terzo dei risultati conseguiti in Italia dal Gruppo BEI è stato realizzato insieme a CDP. Degli 8 miliardi, inizialmente stanziati da CDP, circa 5 miliardi sono ad oggi stati impegnati e insieme alle risorse EFSI del Gruppo BEI attiveranno circa 11 miliardi nei prossimi anni di cui la maggior parte delle iniziative sono per ora a favore delle PMI.
Piattaforme di investimento ad oggi lanciate
Piattaforma Risk Sharing è la prima piattaforma di investimento ad oggi lanciata riguarda una struttura di risk sharing a favore delle PMI che hanno come vantaggio che gli intermediari finanziari, grazie all’intervento del Piano Junker, grazie all’intervento della CDP, della BEI o del FEI e della Commissione Europea e anche dei Fondi Nazionali che garantiscono l’intervento di CDP, hanno più capitale che possono utilizzare per concedere nuovo credito alle PMI. Questa nuova struttura di risk sharing tra vari soggetti che condividono i propri rischi, condividono risorse del programma COSME, circa 112,5 miliardi di euro, vengono raddoppiate da risorse di CDP e del Ministero dell’Economia e delle Finanze, generando un effetto leva che si stima andrà a supportare investimenti per circa 6 miliardi a favore di circa 70mila PMI, secondo le stime fatte al Gruppo BEI. Questa è una struttura che può essere replicata a vantaggio di altri intermediari finanziari e quindi nell’intenzione di CDP e del Fondo Europeo degli Investimenti, con cui è stata disegnata, vi è la messa in campo di altre operazioni simili.
2i per l’impresa innovazione e internazionalizzazione è il programma sviluppato da CDP, Fondo Europeo per gli Investimenti e SACE che permette alle imprese italiane che vogliano innovare per crescere di accedere alle risorse del Piano Junker. L’intervento è più diretto ed è garantito dalla SACE una controllata di CDP. Le garanzie di SACE vengono contro-garantite dal Piano Junker. L’iniziativa prevede la controgaranzia dei prestiti erogati dalle banche alle imprese italiane per un ammontare complessivo fino a 1 miliardo di euro. 2i per l’impresa, prodotto complementare al Fondo di Garanzia per le PMI, realizza un bundle dei prodotti CDP, SACE - che offre un’ampia gamma di prodotti assicurativi e finanziari, quali credito all’esportazione, assicurazione del credito, protezione degli investimenti, ecc. – e FEI, aggiungendo all’eventuale utilizzo della provvista fornita dal sistema bancario da CDP, l’offerta di garanzie da parte di SACE fino all’80% del finanziamento concesso.
ENSI è una piattaforma per la cooperazione e la cooperazione dei rischi tra il Fondo europeo per gli Investimenti (FEI) e numerosi Istituti Nazionali di Promozione (NPI) ed altri istituti per lo sviluppo economico della UE la cui attività è finalizzata a stimolare il credito alle PMI tramite mercati dei capitali. E’ la terza modalità d’intervento, indiretta, aiuto agli intermediari finanziari per favorire l’accesso al credito delle PMI è ENSI, la piattaforma di cooperazione efficiente, dedicata alle cartolarizzazioni o la Securitisation. Questa iniziativa congiunta dunque vuole stimolare l’ingresso di finanziamenti per le PMI europee rilanciando il mercato delle cartolarizzazioni. ENSI offre finanziamenti e capital relief. Sono stabiliti i criteri minimi e le procedure per gli Istituti Nazionali di Promozione nelle operazioni di cartolarizzazione in raccordo con la Commissione Europea nell’eventualità di allocare risorse FEIS per operazioni di cartolarizzazione. Nel corso del 2016 la KFW, omologa tedesca di CDP, è intervenuta con CDP e con il FEI a supporto di intermediari finanziari italiani per rendere più efficiente il costo della struttura affinché impieghino nuovo credito a supporto della PMI.
ITAtech Platform è la prima iniziativa frutto dell’accordo di co-finanziamento di CDP e BEI per i piani di investimento delle aziende italiane di medie dimensioni per il finanziamento dei technology transfer. Si vuole così finanziare le innovazioni tecnico-scientifiche e la valorizzazione industriale dei risultati della Ricerca pubblica e privata italiana trasformandoli in nuovi prodotti e servizi commercializzabili nonché utili per il conseguimento del benessere sociale. ITAtech si propone come strumento di investimento in equity anche attraverso l’incentivazione della costituzione di team dedicati ai technology transfer con una forte expertise in selezionati settori tecnologici. Stakeholder chiave sono soggetti pubblici e privati quali Università, Centri di Ricerca, Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT), start up e investitori.
Piattaforma di Investimento Grandi Infrastrutture (EFSI) è la piattaforma per i grandi progetti di sviluppo nell’ambito di trasporti, banda ultra-larga della comunicazione, dell’energia e delle infrastrutture sociali, grazie ad un approccio comune di analisi, strutturazione e valutazione dei grandi investimenti infrastrutturali – da 250 milioni in su - adottato da CDP e BEI. La piattaforma è aperta anche al settore privato che può e deve investire in grandi opere infrastrutturali strategiche. Il progetto viene analizzato da BEI e da CDP in base alle linee di interventi stabilite dal Piano Junker e, una volta confermati i requisti, procedono per la sua fattibilità.
CDP, che ricopre senza sosta il ruolo fondamentale di advisory hub, ovvero punto d'accesso italiano per la consulenza degli investimenti (organismo che si occupa di supportare i soggetti promotori nella fase di strutturazione delle loro iniziativ) è in prima linea con il lancio della nuova piattaforma AGRI, la piattaforma multiregionale di garanzia per il piano agricolo che è finalizzata ad agevolare l’accesso al credito delle PMI e degli imprenditori agricoli e dell’agro-industria fino a 800 mln di euro di finanziamenti a imprese a condizioni vantaggiose. C'è tempo fino al 15 ottobre 2018 per partecipare alla manifestazione di interesse lanciata dal Fondo europeo per gli investimenti (FEI) in vista della selezione degli intermediari finanziari che infatti parteciperanno alla piattaforma AGRI (AGRI Italy Platform financial instrument), lo strumento finanziario che prevede la costruzione di un portafoglio multi-regionale di garanzie per proteggere prestiti destinati a finanziare gli investimenti connessi ai Programmi di Sviluppo Rurale (PSR).
Gestita dal Fondo europeo per gli investimenti nell'ambito dei Fondi strutturali e di investimento europei 2014-2020, la piattaforma italiana multiregionale di garanzia per l'agricoltura è il primo esperimento in assoluto nel quale sono coinvolte le Amministrazioni regionali, gli Enti nazionali e le istituzioni finanziarie europee. AGRI intende rendere agevole l'accesso al credito delle PMI che operano nel settore della produzione, trasformazione e distribuzione di prodotti agricoli attraverso strumenti di garanzia finanziati con risorse di BEI, FEI, Cassa Depositi e Prestiti, ISMEA e con i contributi a valere sui PSR delle Regioni italiane partecipanti all'iniziativa. L'impegno finanziario previsto è di 165 milioni di euro da parte del FEI, 150 milioni di euro da CDP, 150 milioni di euro dalla BEI e 20 milioni da ISMEA, che potranno mobilitare circa 1 miliardo di euro di investimenti in Agricoltura e Agroindustria nei prossimi anni. Alla piattaforma cooperano inoltre, a valere su risorse FEASR, le Autorità di gestione dei PSR di Calabria, Campania, Emilia Romagna, Puglia, Veneto e Umbria e altre Regioni che potranno aggiungersi fino al 30 settembre 2018.
Come per l’Agricoltura CDP opera accanto alle Regioni, è realizzato Prestito Investimenti Fondi Europei, un prodotto pensato per i Comuni, pensato come una sorta di anticipazione tramite cui gli enti possono beneficiare del prestito CDP se hanno fatto richiesta o sono assegnatari dei fondi dei programmi operativi finanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FESR). Attraverso questo strumento CDP assicura agli enti la copertura finanziaria fino al 100% per gli investimenti in tempi certi, consentendone l’avvio e il completamento degli interventi. Il prestito dovrà essere restituito obbligatoriamente al momento dell’incasso del Contributo senza l’aggravio di oneri aggiuntivi a carico degli enti richiedenti il prestito.