Arte e verità: da Adorno e Heidegger agli sviluppi dell’ermeneutica e delle avanguardie
Questo studio cercherà di indicare le principali tappe del percorso che il secolo alle nostre spalle, il Novecento, ha attraversato nella discussione sulla filosofia dell’arte, con un riesame dei valori che le diverse correnti di pensiero hanno attribuito ai concetti di arte e verità, partendo dall’enigma, quale connotazione peculiare sempre presente in ogni opera d’arte. Al di fuori del campo dell’arte esistono vari tipi di segreti, dal segreto professionale al segreto sacramentale, dal segreto bancario al segreto di Stato, ma nell’arte il segreto è insito nella sua essenza, e possiamo venirne a conoscenza solo con la decodificazione del messaggio dei simboli e delle metafore in essa presenti, attraverso quanto ci è spiegato dai critici esperti di settore. In altre parole, il tema del segreto, che da sempre accompagna l’arte, ricorda che in ogni opera vi è un enigma da svelare, legato all’interpretazione che ne verrà effettuata. Si è per questo parlato di una sorta di aura che è nell’opera d’arte, capace di provocare quella che è stata definita la «sindrome di Stendhal», ovvero uno shock, che provoca una straordinaria sensazione di spaesamento e coinvolgimento fisico allo spettatore di un’opera pittorica. Se il “bello” in arte è stato da sempre identificato come chiave indispensabile perché un’opera potesse definirsi artistica, il Novecento, come un grande incubatore, ha rimesso in discussione tutto, abdicando all’ereditato concetto di bellezza, per sviluppare un nuovo e più appropriato significato di interpretazione dell’arte. L’affascinante viaggio, volto all’autocomprensione dell’arte, è rappresentato dal pensiero di tre grandi figure dell’epoca, Adorno, Heidegger e Benjamin