Venerdì, 22 Novembre 2024

L’ESSERE UMANO E IL SUO TEMPO


 
Ora ti racconterò dei tempi in cui poveri e ricchi non si sentivano mai soli, di quando si sentivano ricchi di un bene tutto personale, forte e tangibile, fatto di legami, di persone che si riconoscevano perché facenti parte della loro cerchia, mamma, papà, nonni, zii e cugini, vicini e tangibili, che potevano vedersi sol compiendo qualche passo, una favola bella per chi sa bene che il dono più prezioso è il cuore, perché insieme vivevano una quotidianità che non li stancava nei ritmi scanditi dai tempi fisici.
Immagina il passato come uno spazio in cui il bambino dava pregnanza delle sue azioni ed altresì il presente come le vertigini di un’altezza a te sconosciuta per comprendere come l’essere umano antecedentemente poteva vivere le sue relazioni mentre oggi diventano sensazioni evanescenti in una mente immemore.
Potrei rispondere a tue possibili obiezioni circa la veridicità di questa storia e dirti che tutto questo è stato il seme prolifero della vita umana, che racchiudeva il senso del vivere, così come pur una rosa vale con le sue spine.
Ebbene sì, valeva, pur quando alle volte vi era qualcuno che anelava a un po’ di solitudine, sì, che pur che vi erano tante spine in quel giardino, dove forse tutte quelle vite a stretto giro rendevano l’aria irrespirabile per loro stessi, oltreché per il loro più prossimo ambiente, tu ora ne comprenderai il valore, anche oggi che sei così evoluto nel pensiero ecologista, pur qualora tu mi obietterai che il cambiamento, avvenuto per eliminare le autonomie locali territoriali, necessariamente doveva rendere le vite meno ferme e sì, invero, più mobili ed elastiche.
Vi erano usi e costumi per ogni dove, nel mondo umano bello variopinto come il mondo della natura. Chiamato alla vita fisica, ti muovevi tra i tuoi pari, coi quali ti riconoscevi e di questo ne gioivi e ti nutrivi, cosicché il vuoto era solo un ristretto spazio mentale.
 

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