Lunedì, 25 Novembre 2024

Occupazione, l'Istat rilascia le stime provvisiorie



Occupazione, l'Istat rilascia le stime provvisiorie

Giungono dall'Istat le stime provvisorie sul fornte occupazione. Ad aprile 2011 gli occupati sono 22.895 mila unità, in diminuzione dello 0,3% (-71 mila unità) rispetto a marzo, dopo il forte aumento del mese precedente. La flessione è dovuta sia alla componente maschile sia a quella femminile. Nel confronto con l’anno precedente l’occupazione è sostanzialmente stazionaria (-0,1%).

Il tasso di occupazione è pari al 56,9%, in calo di 0,2 punti percentuali rispetto sia a marzo 2011 sia ad aprile 2010.

Il numero dei disoccupati, pari a 2.005 mila, diminuisce del 2,9% rispetto a marzo (-60 mila unità). La caduta riguarda sia la componente maschile sia quella femminile. Su base annua il numero di disoccupati cala del 7,6% (-164 mila unità).

Il tasso di disoccupazione si attesta all’8,1%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto a marzo; su base annua si registra una discesa di 0,6 punti percentuali. Il tasso di disoccupazione giovanile si porta al 28,5%, registrando una flessione congiunturale di 0,1 punti percentuali.

A fronte della discesa degli occupati e disoccupati, gli inattivi tra i 15 e i 64 anni aumentano dell’1,0% (+152 mila unità) rispetto al mese precedente, portando il tasso di inattività al 38,1%, 0,6 punti percentuali in più rispetto ad aprile 2010.

L’occupazione nelle grandi imprese - al netto della stagionalità - rimane stabile rispetto a febbraio sia al lordo, sia al netto dei dipendenti in Cassa integrazione guadagni (Cig).

Rispetto a marzo 2010 l’occupazione nelle grandi imprese scende dello 0,7% al lordo dei dipendenti in Cig e dello 0,2% al netto dei dipendenti in Cig.

Rispetto a marzo 2010, al netto degli effetti di calendario, si registra una diminuzione del numero di ore lavorate per dipendente (al netto della Cig) dell’1,2%.

L’incidenza delle ore di cassa integrazione guadagni utilizzate è pari a 28,7 ore ogni mille ore lavorate, con una diminuzione rispetto a marzo 2010 di 6,5 ore ogni mille.

La retribuzione lorda per ora lavorata (al netto della stagionalità) è aumentata, a marzo, dello 0,8% rispetto al mese precedente. La variazione rispetto allo stesso mese del 2010, misurata sull’indice grezzo, è pari al 4,7%.

In termini tendenziali la retribuzione lorda per dipendente (al netto della Cig) aumenta dell’1,2%, mentre il costo del lavoro per dipendente (al netto della Cig) aumenta dell’1,1%.

Nel periodo gennaio-marzo sia la retribuzione lorda per dipendente (al netto della Cig), sia il costo del lavoro per dipendente (al netto della Cig) aumentano dello 0,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

"Una vera e propria voragine che invece di attenuarsi tende ad assumere carattere di strutturalità''. Così il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, commenta le stime provvisorie dell'Istat su 'Occupati e disoccupati' di aprile. Dati che per il dirigente sindacale evidenziano come ''l'occupazione cali ancora mentre la distanza con gli occupati del primo semestre del 2008, cioé prima della crisi, ritorni a circa 650mila lavoratori in meno''.

Fammoni sottolinea inoltre come ''il tasso di occupazione scende sotto il 57% e la nostra distanza con l'Europa, spesso citata a sproposito, si acuisce. E questo nonostante il bacino degli ammortizzatori sociali che però è sempre più precario e a rischio". "Ormai è chiara a tutti - afferma il sindacalista - meno che al governo, l'anomalia del mercato del lavoro italiano basata sul binomio disoccupazione-inattività e scoraggiamento che porta il dato reale dei disoccupati a superare la media europea. Quando scende la disoccupazione sale il bacino degli scoraggiati, questa volta addirittura del doppio, e il risultato è ancora più negativo''.

Per invertire questo trend, osserva il segretario confederale Cgil, ''servirebbero scelte di merito e un messaggio chiaro: meno precariato, tutele per chi non ne ha e per chi rischia di perderle, politiche industriali e di sviluppo, riforma fiscale a favore del lavoro dipendente e dei pensionati per far ripartire consumi e produzione. Tutto questo però non c'è nell'agenda di un governo non solo inadeguato ma che - conclude Fammoni - con le sue scelte, e non scelte, acuisce i problemi della crisi e del lavoro creando danni al paese''.

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