Il Comitato NO TAP ha organizzato una MANIFESTAZIONE, per domenica 27 maggio 2012, con ritrovo alle ore 16.30, su Lungomare Matteotti a San Foca, la località turistica dove la multinazionale Tap vorrebbe far approdare un gasdotto proveniente dall’Azerbaijan.
Le iniziative del Comitato volte ad ostacolare la costruzione dell’opera proseguono con la raccolta firme che sarà momento essenziale della manifestazione, per esprimere il proprio dissenso e portarlo nelle sedi competenti. Il megagasdotto che, secondo il progetto depositato presso il Ministero dell’Ambiente in data 13 marzo 2012 dovrebbe aprire un corridoio di energia dall’Azerbaijan, vuole approdare con micro tunnel appena a nord di San Foca e attraversare il territorio di Melendugno fino al confine con Acquarica di Lecce, dove dovrebbe sorgere una cabina di depressurizzazione grande 9 ettari e recintata per 16.
I pescatori aderenti, delle Cooperative “Delfino” e “La Folgore”, a bordo delle loro barche, seguiranno il corteo dal mare.
MANIFESTO
L’opera in questione rappresenta un enorme pericolo dal punto di vista dell’impatto socio-ambientale. Tre sono i punti fondamentali su cui, da circa un anno, i comitati anti Tap si battono:
- evitare una grave ricaduta economica che potrebbe subire un territorio a vocazione prettamente turistica;
- non permettere di deturpare un paesaggio di pregio naturalistico, più volte premiato dall’ambito riconoscimento di Bandiera Blu d’Europa;
- proteggere il territorio da nuove forme d’inquinamento che andrebbero ad aggiungersi ai già noti casi eclatanti di minaccia ambientale: la centrale Enel Federico II a Cerano e l’ILVA di Taranto.
Questo è il progetto che la Tap intende realizzare e le relative zone d’interesse:
- l’approdo del GASDOTTO TRANS ADRIATIC PIPELINE (TAP), in località San Foca
- la centralina di misura fiscale del gas (PRT) in prossimità di Acquarica di Lecce – Vernole -
- un ulteriore gasdotto, passato in consegna alla SNAM RETE GAS, che provvederà a collegare il metanodotto Tap alla rete Nazionale di Distribuzione del Gas.
Le conseguenze saranno terribili: trivellazioni sulla già fragile e corrosa costa, costruzione di una centralina di depressurizzazione con emissioni di gas “in caso di emergenza” a soli 700 metri dal centro abitato, espianto di centinaia di ulivi secolari per realizzare uno scavo di 30 m lungo un tragitto di 25 km, distruzione dei fondali di Posidonia (pianta acquatica protetta). Accanto a queste minacce reali, si temono incidenti come l’esplosione di gas e fuoco avvenuta in Toscana il 18 gennaio 2012: il gas è fuoriuscito a causa di una condotta di metano saldata male e una scintilla ha fatto il resto, determinando lo scoppio.
Impegnarsi attivamente in questa battaglia è anzitutto una scelta etica che i cittadini, le varie associazioni di categoria e tutti coloro che amano la propria terra sono chiamati a compiere, “NOI SIAMO CIO’ CHE FACCIAMO!” e questa volta non è in ballo solo il nostro futuro anche quello dei nostri figli.