"Pietas a intermittenza quella del Governo. Conclamata per il caso di Eluana e negata a tante persone sofferenti. La nuova norma introdotta dal Disegno di Legge sulla sicurezza, già approvato in Senato pochi giorni fa, in base al quale i medici potranno denunciare gli stranieri irregolari, non è accettabile sul piano umano e rischia di trasformarsi in un boomerang per la salute pubblica nel nostro Paese. Pericolosa, arrogante e miope" è quanto afferma il Vicepresidente lla Provincia di Lecce, Loredana Capone, sul disegno di Legge sulla sicurezza.
"In un colpo solo il centrodestra ha stracciato la Costituzione (in base all'art. 32, la salute è tutelata dalle istituzioni in quanto riconosciuta come diritto pieno ed incondizionato della persona in sé, senza limitazioni di alcuna natura, comprese, nello specifico, quelle derivanti dalla cittadinanza o dalla condizione giuridica dello straniero) la Dichiarazione universale dei diritti umani e il Giuramento di Ippocrate.
Facile, tristemente facile, immaginare le più che probabili conseguenze di un provvedimento di questa portata. Un uomo, una donna, giovane o anziano, privo di permesso di soggiorno, ammalato e quindi bisognoso di cure mediche, chiederà ancora assistenza sanitaria al pronto soccorso di un ospedale qualsiasi, o ad una guardia medica o ad un medico di base o ad uno specialista che sia, sapendo che sarà denunciato perché irregolare? In altre parole, con la segnalazione di un clandestino alla prestazione sanitaria corriamo il rischio serio e concreto di far nascere una reazione di paura e diffidenza tale da ostacolarne di fatto l’accesso alle strutture sanitarie. Tutto ciò potrebbe provocare, come è stata correttamente definita, una pericolosa marginalizzazione sanitaria di una fetta della popolazione straniera presente sul territorio, anche aumentando i fattori di rischio per la salute collettiva. Non solo. L'abolizione del principio di non segnalazione potrebbe incentivare la nascita e la diffusione di percorsi sanitari e di organizzazioni sanitarie parallele, al di fuori dei sistemi di controllo e di verifica della sanità pubblica. Tutto questo non è accettabile per un Paese che si definisce civile.
Numerosi studi sulla popolazione immigrata hanno ampiamente evidenziato come la persona immigrata di solito si rivolge ai servizi sociosanitari solo in caso d'urgenza o di malattia conclamata, quando cioè non può proprio farne a meno. Così pure sappiamo che gli immigrati dai Paesi in via di sviluppo possiedono una salute sostanzialmente integra al loro arrivo in Italia. Purtroppo, però, questo patrimonio salute viene, più o meno rapidamente, consumato per una serie di fattori di rischio come il malessere psicologico legato alla condizione d'immigrato, la mancanza di lavoro e reddito, la sottoccupazione in lavori rischiosi e non tutelati, il degrado abitativo in un contesto diverso dal paese d'origine, l'assenza del supporto familiare, il clima e le abitudini alimentari diverse che spesso si aggiungono a una condizione di status nutrizionale compromesso. In questi casi compaiono quelle che possono essere definite malattie da disagio o meglio malattie da degrado: patologie da raffreddamento con continue recidive, da cattiva alimentazione; disturbi acuti delle vie aeree, dell'apparato digerente, del sistema osteo-articolare. Inoltre, si possono verificare malattie non specifiche dell'immigrato, ma che indicano uno stato di estrema emarginazione: sono le malattie della povertà propriamente dette, e cioè la tubercolosi, la scabbia, la pediculosi, alcune affezioni micotiche, virali e veneree.
Trasformare i medici in delatori è una misura discriminante gravissima sul piano umano, inefficace nel contrasto dell’immigrazione clandestina e potenzialmente pericolosa per la salute pubblica il cui controllo generale rischia di sfuggire al nostro sistema sanitario nazionale. Per questo mi auguro che in sede di approvazione DdL Sicurezza, alla Camera prevalga il buonsenso e che così come l’Associazione nazionale dei medici e la stessa CEI hanno sollecitato con forza, la maggioranza faccia un passo indietro per farne uno in avanti verso lo Stato di diritto".