Promuovere la realizzazione di nuovi impianti di bioraffinazione, è la finalità del decreto interministeriale sottoscritto dai ministri dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato e dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Andrea Orlando: l’esigenza di emanare un decreto che fissi norme certe per le bioraffinerie, con particolare focalizzazione verso quelle che ottimizzano la produzione di biocarburanti di seconda generazione, è in linea con le recenti norme comunitarie che stanno spingendo verso la limitazione dell’utilizzo dei biocarburanti tradizionali. Il ricorso a questa tipologia di biocarburanti è individuata come la soluzione per arrivare al raggiungimento del target del 10% al 2020 previsto dalla direttiva europea. Il Governo sta così lavorando per attuare il piano, approvato nei mesi scorsi dal Cipe, per la decarbonizzazione dell’economia e la riduzione delle emissioni di CO2, incentivando misure finalizzate appunto alla promozione delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, della mobilità a basse emissioni, della chimica verde e dei biocarburanti di seconda generazione.
Con il termine bioraffineria si intende una serie di processi ecosostenibili volti allo sfruttamento estensivo di una fonte organica per la produzione di biomolecole, composti chimici, o biocarburanti, mediante l'utilizzo di una fonte organica, in alternativa alle risorse fossili, per creare un circuito positivo che reinserisca gli scarti agro-industriali nella filiera produttiva di composti utili all'uomo.
Il concetto di bioraffineria nasce con la diminuzione della disponibilità di molte fonti primarie ‘economiche’ (vd. il petrolio), per la ricerca di vie alternative per la produzione di composti del più comune uso nella società odierna che ha spinto a riconsiderare il valore di alcuni scarti industriali, unitamente alla preoccupazione del forte impatto ambientale, che impone limiti di produzione ed obblighi di smaltimento regolamentato. Numerosi studi scientifici ad oggi propongono il concetto di bioraffineria della gestione del rifiuto come una valida alternativa per sfruttare le molecole di cui esso è composto, attraverso una serie di processi integrati interessati a valorizzare componenti diverse del rifiuto. Tali processi possono essere di recupero, nel caso in cui tali composti siano naturalmente presenti nel refluo, o di conversione nel caso in cui nel refluo sia presente il precursore del composto di interesse. Cercando delle soluzioni affidabili per trasformare un rifiuto in una risorsa, le bioraffinerie devono: 1) ridurre o annullare l'impatto ambientale degli scarti industriali impiegati; 2) generare nuovi prodotti per l'industria con processi ecosostenibili.
Prodotti derivanti dalle bioraffinerie: fra i più frequenti esempi di prodotti derivati dall'impiego di materiali di scarto all'interno di processi integrati, ci sono: 1. combustibili (biodiesel, bioidrogeno, biometano, etc); 2. materie plastiche (come le olefine o i biopolimeri); 3. antiossidanti (di interesse farmaceutico o cosmetico).