Dimore fastose, degustazione di vini, yoga e personal trainer, il Fisco non fa sconti all’ente associativo che, pur non perseguendo scopi di lucro, li garantisce come servizi ai suoi associati. Le quote pagate dai soci per l’accesso, il soggiorno in appartamenti di lusso e il godimento di specifici beni e servizi garantiti, sono rilevanti, infatti, ai fini delle imposte sui redditi e dell’Iva, in quanto si tratta di corrispettivi diversificati e quantificati in ragione anche della tipologia delle unità abitative e della pluralità dei servizi fruiti. E’ quanto chiarisce la risoluzione 141/E, con la quale l’Agenzia delle Entrate risponde al quesito presentato da un’associazione che chiedeva di conoscere il trattamento tributario, ai fini Iva e dell’imposta sui redditi, da riservare alle somme che, nell’ambito del perseguimento del proprio scopo sociale, riceverà dagli associati, in vista dell’acquisto di appartamenti di pregio, facenti parte d’un complesso storico immobiliare, in cui i soci potranno soggiornare.
In particolare, prosegue il documento di prassi, le quote che saranno versate si devono intendere dirette a remunerare il godimento dell’appartamento assegnato a ciascun socio e il complesso delle prestazioni garantite, tra cui, per esempio, la connessione a Internet, l’impianto TV satellitare, il trasferimento da e per l’aeroporto, la degustazione di vini e il personal trainer. L’attività svolta dall’ente associativo, pertanto, non si esaurisce affatto nel semplice possesso e nella gestione di unità immobiliari, ma assume le connotazioni specifiche di un’attività complessa svolta con i caratteri propri della commercialità. Ne consegue, quindi, che le quote, i corrispettivi e i contributi pagati dagli associati non potranno beneficiare del particolare regime agevolativo previsto dalla norma per gli enti non commerciali.
Il testo completo della risoluzione n. 141/E è disponibile sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate - www.agenziaentrate.gov.it - all’interno della sezione Circolari e Risoluzioni.