L’Inas – patronato della Cisl – in prima linea nel campo della tutela della sicurezza sul lavoro, condivide i commenti positivi del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, sul calo degli infortuni annunciato dall’Inail.
“Non possiamo lasciarci prendere da facili entusiasmi però – dice il presidente dell’Inas Antonino Sorgi – perché come abbiamo già denunciato con una video inchiesta, l’immagine che emerge dai dati è riduttiva”, spiega Sorgi.
Il dato diffuso dall’Inail, infatti, prende in considerazione unicamente i casi che sono stati regolarmente denunciati all’istituto assicurativo e da questo ritenuti di sua competenza.
Restano fuori invece, ovviamente, tutti i casi per i quali non è stata inoltrata denuncia all’Inail all’Istituto stesso e, in particolare, i numerosissimi decessi per tumori di origine professionale, per i quali il lavoratore in vita e i superstiti, dopo il decesso, non hanno richiesto l’indennizzo, non sapendo di averne diritto.
Secondo numerosi studi, almeno il 5% dei casi di cancro in Italia è legato al lavoro.
Il conto è presto fatto: per l’Istat, nel 2006 sono decedute in Italia 172.098 persone a seguito di tumore. Se applichiamo la percentuale prudenziale del 5% a quella cifra, troviamo che in quell’anno nel nostro paese sono morti per tumore di origine professionale ben 8.600 persone.
Ne consegue anche che ogni anno in Italia muoiono per il lavoro non 1.200/1.300 lavoratori, ma oltre 10.000.
“Riteniamo – sottolinea Sorgi - che questi dati debbano essere correttamente portati a conoscenza dell’opinione pubblica, delle istituzioni, dei lavoratori e dei loro rappresentanti in quanto non si può parlare soltanto dei ‘morti sul lavoro’ ma anche di tutti i ‘morti per lavoro’, cioè tutti quelli colpiti da malattie professionali”.
“Un fenomeno di tale gravità – conclude il presidente dell’Inas - non può essere efficacemente contrastato e vinto se non lo si conosce in tutta la sua cruda realtà”.