L’Italia è un paese ormai sommerso da fermi amministrativi, ipoteche, pignoramenti di stipendi e di crediti presso terzi per debiti tributari che nell’80% dei casi risultano essere di importi esigui. E’ quanto emerge dal primo rapporto sullo stato della riscossione in Italia curato dal Centro Studi Nazionale di Federcontribuenti. Il Rapporto denuncia gli atti illegittimi, i tassi usurai, le segnalazioni in centrale rischi, i conflitti d’interesse e l’assoluta assenza di controllo dell’attività dei concessionari.
Il fenomeno delle misure cautelari applicate riguarda ormai un numero che si avvicina a oltre 15 milioni di azioni cautelari che coinvolgono quasi 6 milioni di famiglie italiane e oltre a 1 milione e mezzo di imprese.
“A fare la “parte da leone” - dichiara Carmelo Finocchiaro, presidente nazionale di Federcontribuenti - sono i quasi 6 milioni e mezzo di fermi amministrativi delle autovetture, di cui oltre il 60% applicati senza che il contribuente abbia mai ricevuto alcuna notifica. Seguono le ipoteche immobiliari con oltre 3 milioni e mezzo di immobili ipotecati e, ciliegina sulla torta, sono circa 1 milione i pignoramenti di stipendio e di crediti. Oltre 4 milioni sono gli italiani che si ritrovano vittime di doppie, e a volte addirittura di triple, misure cautelari».
Dal rapporto realizzato dal Centro Studi di Federcontribuenti, il 50% dei casi di ipoteche sugli immobili, riguardano posizioni tributarie debitorie inferiori a 8mila euro, nonostante la Cassazione abbia sancito il principio della non ipotecabilità degli immobili per debiti inferiori a tale importo.
Malgrado la sentenza della Cassazione, i concessionari non stanno provvedendo alla cancellazione delle illegittime iscrizioni ma pretendono che l’utente presenti istanza e paghi le spese di cancellazione, in attesa di una provvidenziale “leggina” che “grazi” i concessionari dall’obbligo di cancellazione delle iscrizioni.
Per quanto riguarda invece il fermo amministrativo, in base alle sentenze giurisprudenziali, sarebbe nullo in mancanza di un regolamento di attuazione. Pertanto, costituisce uno strumento da intraprendere solo in casi estremi, cioè quando con azioni alternative l’esattore non abbia incassato, ed è adottabile solo per i debiti fiscali, quindi dovrebbero essere escluse le multe, i contributi Inps e Inail.
Un altro fenomeno di enorme entità riguarda le cosiddette “cartelle pazze”. Fra tasse locali e imposte nazionali, almeno 3 milioni di iscrizioni a ruolo non sono dovute, in quanto si tratta di somme già pagate o addirittura non dovute dai contribuenti. Un business interessante per Equitalia, visto che in ogni caso gli enti impositori corrisponderanno comunque un aggio; a queste vanno aggiunte le cartelle ormai prescritte per decorrenza dei termini, le quali maturano ulteriori aggi e su cui vengono regolarmente iscritte misure cautelari nei confronti dei contribuenti, spesso ignari. Il pignoramento presso terzi esercitato da Equitalia Spa esula da un controllo preventivo del tribunale e pertanto viene usato inopinatamente dall’esattoria che aggredisce gli stipendi o le pensioni senza nemmeno osservare il limite di legge del quinto e comunque aggredendo anche le somme che risultano impignorabili perché garantiscono il sostentamento minimo del contribuente. Data la gravità dei fatti, la situazione è attualmente al vaglio della Corte Costituzionale.
Sul fronte delle imprese la condizione è disperata. Sono oltre 1.200 le aziende fallite o entrate in stato di crisi in Italia nel biennio Marzo 2008 - Marzo 2010, che equivale a oltre 7.000 dipendenti che hanno perso il posto di lavoro, a causa della riscossione coatta dei tributi e delle imposte operata dai concessionari di Equitalia Spa, attraverso il blocco dei pagamenti dei crediti che le Aziende vantavano dalla Pubblica Amministrazione, e il conseguente pignoramento presso terzi.
Va segnalato inoltre che chiunque subisca misure cautelari da parte di Equitalia Spa, è soggetto alla segnalazione in centrale rischi della Banca d’Italia e alla CRIF con un’elevata possibilità di revoca dei fidi bancari e il diniego al credito. Per quanto concerne gli interessi di mora applicati da Equitalia, sforano di gran lunga rispetto a quanto disposto dal Decreto del Ministro delle Finanze che prevedrebbe un tasso soglia definito dalla media dei tassi bancari attivi, determinando in realtà degli interessi oltre la soglia usuraria. Tra le voci che costellano le cartelle troviamo: aggio di riscossione, diritti di notifica, spese procedure esecutive, spese iscrizione-cancellazione fermo amministrativo, spese accensione – estinzione di ipoteca.
A ciò si aggiunga che per legge la Equitalia S.p.A. è legittimata a riscuotere gli interessi oltre che sul tributo, anche sugli ulteriori interessi maturati, creando praticamente il fenomeno dell’anatocismo. Si specifica che (allo stato attuale non si reperiscono dati normativi) parte di detti interessi, così come calcolati, sono trattenuti dal Concessionario e non dall’Ente impositore.
Un altro aspetto da non trascurare è relativo al conflitto di interessi che caratterizza gli organi della Equitalia Spa. Infatti, ai vertici di quest’ultima si assiste al doppio ruolo ricoperto dal Direttore generale dell’Agenzia delle Entrate nonché amministratore delegato di Equitalia Spa. Dunque un sistema da riformare subito e su cui Federcontribuenti richiede un urgente intervento legislativo.