L'accoglienza
L'accoglienza non aspetta, ma
frettolosa in paese si appresta e, tra le
vie, gira con le sue più belle vesti,
adorna dei suoi più bei colori, per i suoi
ospiti, ai quali vuol destare amorevole
incanto e lasciare sue tenere memorie.
Non spaventan gli sguardi foschi, ché,
se ogni rosa ha le sue spine, nel bel
giardino, tra i rovi, primeggiano
spelndenti colori.
E luci ed emozioni s'accendon nei cuori
di antiche passioni e risvegliano sopiti
umori e dormienti spiriti.
E, nel giori della natura e dell'uomo,
magiche espressioni di ogni bisogno fan
un singolar cammino.
E un dipinto vien, che
immortal è reso da istantanee
sensazioni, che suggello in cuor
han reso il più prezioso dono.
E non paventa, infine, il pavido
straniero, che tenebroso irride,
per portare la sua selva oscura,
ché svelati son gli animi della sua
malmanifesta intenzione.
Le memorie antiche, le
laboriose mani e le operose
menti, umili al mondo ricordano
il loro nome, ché infine, sì, più
solo e triste, senz'esse, sarebbe
stato.
E dunque gioite al mondo, in
passerella esposti, qualora, dal
nido, fuori siate posti, nel
più bel giardino, ove i più bei
doni risplendono, grati e graditi,
come il sussurro di un fil di voce in danza.
Ché Amore, al suon di
armoniche e sorridenti melodie
e accorati intenti, col suo caloroso abbraccio, ad ogni
cuor nutrimento vorrebbe dar.
Ché la Mente, in nozze, il Ricordo, in dote, con sé
portò, per la sua ricca reggia,
ove umile e, di ogni rancore,
spoglia, a piedi nudi e silenti,
vigile e attenta, và.
Ch'essa è sì, anche una madre,
vigile sul proprio pargol, il
più bel dono che da Natura,,
potesse ricever.
La bea creaturina, da divina origine voluta, ché sua madre,
con il suo amor, splendida e
lucente, nel grembo ha accolto
come un tutt'uno, per il tempo
in cui poi sbocciare giunge alla
luce, per rinvigorire il giardin di
rinnovato splendor.