Le statistiche includono i dati dichiarativi di importanti agevolazioni fiscali quali la c.d. Patent Box, e il super-ammortamento.
Questa pubblicazione, comprendendo anche le statistiche sulle dichiarazioni Ires presentate dai soggetti che utilizzano il modello Redditi - Enti non commerciali, completa i dati statistici relativi alle dichiarazioni fiscali per l’anno d’imposta 2016.
IRES
Il contesto macroeconomico nel 2016 è stato caratterizzato dalla ripresa del PIL(+2,3% in termini nominali e +1,1% in termini reali)[1]. Nell’anno d’imposta 2016 le dichiarazioni delle società di capitali sono state 1.165.598, in crescita rispetto all’anno precedente (+1,7%). L’88,7% delle società di capitali è una società a responsabilità limitata.
Il 63% dei soggetti ha dichiarato un reddito d’impresa rilevante ai fini fiscali mentre il 31% ha dichiarato una perdita e il 6% ha chiuso l’esercizio in pareggio, confermando la ripartizione percentuale del 2015. Il reddito fiscale dichiarato, pari a 163,4 miliardi di euro, mostra un lieve incremento (+0,5%). Tra i settori in cui si riscontra un incremento del reddito vi sono: “servizi di informazione e comunicazione” (+34,9%), “manifatturiero” (+3,4%) e “commercio all’ingrosso e dettaglio” (+7,5%); di contro si assiste a una contrazione del reddito nel “settore finanziario” (-14,6%). L’ammontare della perdita fiscale, pari a 69,3 miliardi di euro, mostra un incremento del 32,3%, a fronte di un lieve aumento del numero dei soggetti in perdita (+0,4%). L’incremento delle perdite è dovuto al settore finanziario, al quale si riferisce il 44% delle perdite complessive.
Nel 2016 le società di capitali hanno dichiarato un imponibile[2]di 121,6 miliardi di euro (-3,1% rispetto al 2015). Se si analizza distintamente l’imponibile dichiarato nel modello Redditi e quello dichiarato nel modello Consolidato, emerge che le società che liquidano in regime ordinario hanno registrato un incremento dell’imponibile del 2,3% rispetto al 2015 prevalentemente concentrato nei settori “manifatturiero” (+4,3%) e “commercio all’ingrosso e al dettaglio” (+6,6%). Per quanto riguarda l’imponibile dichiarato nel Consolidato si assiste a un decremento di circa il 12% rispetto al 2015: il valore passa da 47,1 miliardi di euro a 41,5 miliardi di euro. La contrazione è attribuibile al settore finanziario il cui reddito imponibile passa da 13,9 miliardi di euro a 7,8 miliardi di euro.
Nel 2016 la percentuale delle società di capitali che ha dichiarato un’imposta è pari al 58%, in linea con l’anno precedente; il rimanente 42%[3] non ha dichiarato un’imposta o ha un credito. Le società che sono assoggettate a tassazione ordinaria dichiarano un’imposta netta pari a circa 21,9 miliardi di euro (+2,2% rispetto al 2015), mentre i gruppi societari che hanno optato per il regime fiscale del consolidato dichiarano un’imposta netta di circa 11,4 miliardi di euro (-12,1% rispetto al 2015); circa il 64% dell’imposta affluisce da tre settori di attività: “manifatturiero” (32,6%), ”commercio all’ingrosso e al dettaglio” (19,9%) e “attività finanziarie e assicurative” (11,3%).
I contribuenti che hanno presentato il modello “Redditi ENC – Enti non commerciali” per l’anno d’imposta 2016 sono stati 151.115 (-1,58% rispetto all’anno precedente). Classificando i soggetti in base alla natura giuridica, si rileva che le Associazioni non riconosciute e comitati rappresentano il 64% del totale degli Enti non commerciali, seguite dalle Associazioni riconosciute (9% del totale). L’imposta netta totale dichiarata risulta pari a 840 milioni di euro, attribuibile per il 21% alle Fondazioni bancarie, per il 18% agli Enti e Istituti di previdenza e assistenza e per il 14% a Enti pubblici non economici.
Aiuto alla Crescita Economica – ACE
Nel 2016 il rendimento figurativo[4] che da diritto alla deduzione dal reddito d’impresa del capitale proprio (cosiddetta ACE “Aiuto alla Crescita Economica”) passa dal 4,5% al 4,75%. Le società di capitali con diritto alla deduzione ACE sono oltre 317.800 (+5,0% rispetto al 2015), per un ammontare di deduzione spettante di25,6 miliardi di euro (+35,0% rispetto al 2015). L’eccedenza pregressa relativa all’anno precedente pari a 6,6miliardi di euro (1,8 volte il valore del 2015) ha riguardato oltre 72.100 società, mentre l’ammontare di deduzione non utilizzata nell’anno e riportabile agli anni successivi è pari a oltre 10,9 miliardi di euro (1,6 volte il valore del 2015).
La quota di ACE detenuta dai soggetti con ricavi superiori a 50 milioni di euro è pari al 48,7% dell’ammontare complessivo, mentre l’analisi per sezione di attività evidenzia che circa il 60,2% dell’ACE spettante proviene dalle Attività finanziarie ed assicurative (35,7%, pari a 9,1 miliardi di euro) e dalle Attività manifatturiere (24,5%, pari a 6,3 miliardi di euro).
Analisi della deducibilità degli interessi passivi
Le regole sulla deducibilità degli interessi passivi[5] influiscono sostanzialmente sulla determinazione del reddito imponibile ai fini Ires. In estrema sintesi, sono interamente deducibili gli interessi passivi fino all’ammontare corrispondente a quello degli interessi attivi, mentre gli interessi passivi che eccedono quelli attivi sono deducibili nei limiti del 30% del Reddito Operativo Lordo (ROL). Gli interessi passivi di periodo iscritti in bilancio ammontano a 34,8 miliardi di euro (-11,8% rispetto al 2015) mentre quelli afferenti a periodi precedenti, e riportabili in quanto non dedotti precedentemente, ammontano a 39,1 miliardi di euro (circa +3,0% rispetto al 2015). Classificando le società per classi di volume d’affari, si rileva che la percentuale degli interessi deducibili raggiunge il 55% nelle società con volume d’affari oltre 25 milioni di euro mentre scende al 14% nella classe da 0 a 200.000 euro.
La quota di interessi indeducibili (comprensiva di quelli dei periodi precedenti) è pari a circa 44,6 miliardi di euro. Si rammenta che una regola che lega la deducibilità degli interessi a una percentuale del ROL, sul modello di quella vigente in Italia, è stata prevista nel progetto OCSE/G20 “Base Erosion and Profit Shifting”, quale utile strumento per limitare l’evasione e l’elusione fiscale in ambito internazionale[6].
Patent Box
A partire dall’anno d’imposta 2015 è stata introdotta la possibilità di optare per un trattamento di favore dei redditi derivanti dall’utilizzo di brevetti industriali, marchi, opere di ingegno, processi e disegni industriali. Per il 2016 è stato limitato l’ambito di applicazione dell’agevolazione, sostituendo alla nozione ampia di opere dell’ingegno il riferimento al solo software coperto da copyright e, inoltre, è stata innalzata dal 30% al 40%[7] la percentuale di reddito che non concorre alla formazione del reddito d’impresa. Inoltre nel 2016 è possibile imputare la quota agevolabile relativa a periodi d’imposta compresi tra l’istanza di ruling e la data di sottoscrizione dell’accordo. L’opzione ha una durata di 5 esercizi ed è irrevocabile.
Dalle dichiarazioni per il 2016 risultano 1.148 società (+85% rispetto al 2015) che hanno utilizzato l’agevolazione per un ammontare di reddito detassato e plusvalenze esenti pari a 1,4 miliardi di euro (4,3 volte il valore del 2015). L’incremento maggiore si riscontra nei settori “manifatturiero” (circa 4 volte il valore del 2015, passando da 173 milioni di euro a 690 milioni di euro) e “commercio all’ingrosso e al dettaglio” (15 volte il valore del 2015, passando da 18 milioni di euro a 272 milioni di euro). Il reddito detassato, proveniente dall’utilizzo diretto dei beni immateriali, ammonta a circa 1,3 miliardi di euro, di cui oltre 295 milioni di euro provenienti dalla quota agevolata relativa a periodi d’imposta compresi tra l’istanza di ruling e la data di sottoscrizione dell’accordo. L’ammontare dell’agevolazione è concentrato per il 70% nei settori “manifatturiero” (50%) e “commercio all’ingrosso e al dettaglio” (20%).
Super-ammortamento
Nel 2016 entra a pieno regime l’agevolazione del “super-ammortamento”, che prevede la possibilità di dedurre una maggiore percentuale della quota di ammortamento e dei canoni di locazione finanziaria sugli investimenti in beni materiali strumentali nuovi. Tale agevolazione è stata fruita da 214.651 soggetti (il 18,4% del totale società) per un ammontare di 2 miliardi di euro. Circa il 54% dei fruitori si concentra nelle classi di ricavo comprese tra 200.000 euro e 2.500.000 euro. La maggiore incidenza nell’utilizzo dell’agevolazione si registra nelle seguenti regioni: Trentino Alto Adige (35,5%), Veneto (29,3%) e Valle d’Aosta (28,7%).
In termini di ammontare, la maggiore deduzione è concentrata (76%) nei seguenti settori: “manifatturiero” (35,6%), “noleggio, agenzie viaggio e servizi di supporto alle imprese” (19,8%), “commercio all’ingrosso e al dettaglio” (11,2%) e “servizi di informazione e comunicazione” (9,5%).
IRAP
Il numero dei soggetti che hanno presentato la dichiarazione Irap[8] per l’anno d’imposta 2016 è pari a 3.961.299 (-8,6% rispetto al 2015).
La contrazione ha interessato in misura prevalente le persone fisiche (-17,1% rispetto al 2015), sia a causa dell’estensione del regime forfetario[9] che dell’esenzione dall’imposizione Irap del settore agricolo e della pesca, e le società di persone (-2,9% rispetto al 2015, calo in linea con quanto registrato l’anno precedente).
I soggetti che dichiarano un valore della produzione diverso da zero (al netto delle deduzioni del costo del lavoro) sono 3.389.516 (+1,1% rispetto all’anno precedente), per un ammontare complessivo di circa 362,3 miliardi di euro (circa -10% rispetto al 2015). Occorre considerare che nel 2016 trova applicazione l’esenzione dall’imposta Irap per il settore agricolo e della pesca (con aliquota dell’1,9%). Il decremento del valore della produzione dichiarato riguarda in particolare le persone fisiche (-31%) e le società di persone (-16,9%).
La base imponibile totale è risultata pari a circa 423 miliardi di euro (-4,9% rispetto al 2015); se si considera invece la base imponibile dell’attività istituzionale della P.A., costituita dall’ammontare delle retribuzioni corrisposte (pari a 110,4 miliardi di euro), si registra un valore pressoché stabile rispetto all’anno precedente (+0,3%).
L’imposta dichiarata per l’anno 2016 è stata pari a 22,7 miliardi di euro (-2,4% rispetto al 2015), con un valore medio pari a 10.100 euro (+16,8% in confronto al 2015). La distribuzione territoriale sulla base del luogo in cui è svolta l’attività produttiva ha evidenziato che il 51% dell’imposta è prodotta al Nord e il 17% al Sud, in linea con l’andamento dell’anno precedente.
Per quanto riguarda l’anno d’imposta 2016, le deduzioni per lavoro dipendente[10] sono pari a circa 390 miliardi di euro (+4,1% rispetto al 2015) e sono utilizzate per l’88% dalle società di capitali.
LE IMPRESE
Con la pubblicazione dei dati delle Società di Capitali è ora possibile consultare sul sito internet del Dipartimento delle Finanze a tutte le statistiche relative all’anno d’imposta 2016 delle 3.565.754 imprese italiane: 1.662.900 ditte individuali, 737.256 Società di persone e 1.165.598 Società di capitali.
Tutti i dati statistici e le analisi sono disponibili sul sito www.finanze.gov.it seguendo il percorso “dati e statistiche fiscali / dichiarazioni / 2016”.
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[1] I dati sono stati estratti dal Datawarehouse delle statistiche disponibili sul sito http://www.istat.it.
2 Include l’imponibile delle società che liquidano in regime ordinario e quello dichiarato dalle società consolidanti.
3 Tale percentuale tiene conto anche delle società consolidate e di quelle che liquidano l’imposta in regime di trasparenza fiscale.
4 Per il triennio 2014-2016 le aliquote sono state fissate in: 4% per il 2014, 4,5% per il 2015 e 4,75% per il 2016. L’ACE è stata successivamente abolita con la Legge di Bilancio 2019.
5 Le informazioni sono estratte dal quadro RS e riguardano la normativa ex art. 96 Tuir.
6 Per approfondimenti si veda: OECD (2015), Limiting Base Erosion Involving Interest Deductions and Other Financial Payments, Action 4 - 2015 Final Report, OECD/G20 Base Erosion and Profit Shifting Project, OECD Publishing, Paris.
7 Nel 2017 la quota di reddito che non concorre alla formazione del reddito d’impresa sale al 50%.
8Si ricorda che dall’anno d’imposta 2008 la dichiarazione Irap viene separata da quella relativa alle imposte sui redditi e presentata, disgiuntamente dal modello Redditi, direttamente alla Regione o alla Provincia autonoma di domicilio fiscale del soggetto passivo.
9 La Legge di Bilancio 2016 ha rivisto al rialzo le soglie di ricavi/compensi differenziate per i codici ATECO 2007, mentre rimangono invariate le altre condizioni quali lo stock di beni mobili strumentali non superiore a 20.000 euro e le spese per lavoro dipendente e assimilato non superiore a 5.000 euro lordi. Con la Legge di Bilancio 2019 il regime viene ulteriormente esteso.
10 Sono state considerate le deduzioni riportate nel quadro IS (che non deve essere compilato dalle Amministrazioni Pubbliche) e quelle utilizzate dalla Pubblica Amministrazione.
Roma, 17 gennaio 2019
Ore 15:00