Macron, l’osservatore italiano, il giudice extraterritoriale, non si preoccupa delle traduzioni dei suoi interpreti, evidentemente ben eseguite e, dopo le offese all’Italia - e la legittima reazione del popolo e dei suoi rappresentanti-, il leader francese dimostra le sue abilità diplomatiche tentando di porre accenti e responsabilità per lesa democrazia da parte del ministro italiano Salvini. Infatti Macron all'Italia ansiosa di ricevere le sue scuse per essere stata etichettata "vomitevole", fa sapere: “Chi cerca la provocazione? Chi è che dice 'io sono più forte dei democratici e una nave che vedo arrivare davanti alle mie coste la caccio via'? Se gli do ragione, aiuto la democrazia?”.
Bonaparte non avrebbe saputo far di meglio, verrebbe da dire, ma qui c’è poco da scherzare, perché, mentre i confini francesi continuano ad essere ben difesi, con non chalance, all’Italia tocca sempre giocare in difesa ed essere sempre la madre pietosa disconosciuta che, ospitando sui propri territori tutti i media e le organizzazioni straniere per assistere ai nuovi sbarchi, in fretta apre le porte ad altri migranti.
L’accoglienza mostra al mondo intero, dai canali televisivi, con quanto amore l’Italia abbracci le piccole creature che i marchi del vestiario per l’infanzia potrebbero utilizzare per slogan - pardon per i prestiti d’onore, volevo dire "pubblicità" - perché quei bellissimi bambini di colore fan sorridere le donne in tuta arancione - che un osservatore, nel divagar dei suoi pensieri, potrebbe chiedersi, senza trovare certo risposta a queste “colpevoli” distrazioni, chissà se loro son riuscite ad avere figli - e così fan forse dimenticare ai giornalisti di rilasciare più esaustive informazioni riguardo la provenienza e le cause delle migrazioni di vite che han corso pericolosi traversate incerte, ma che, ad onor di quanto appare, poco sembrano “sciupate”.
La notizia della morte di alcuni migranti, nel tentativo di lasciare le proprie terre, segue, per quanto breve, tenendo testa sulle altre e, muove i cuori nel più intimo, perché certamente chi ascolta si sentirà in cuor suo un privilegiato e, magari, la benevolenza è il tributo per la mancata scelta di essersi fatto missionario, ma di svolgere quel suo piccolo ruolo di padre o di madre di famiglia, così insignificante e colpevole perché si preoccupa, oltre che del piatto di pasta del futuro del proprio figlio - se è riuscito ad averlo è un privilegiato e deve per questo camminare a testa bassa - di quel che deve insegnargli perché possa poi spiccare il suo adulto volo.
Eppure siamo noi gli italiani che abbiamo cambiato il profilo Facebook, dopo la tragedia francese nel magnifico teatro parigino, per dire che siamo tutti francesi, eppure siamo noi italiani che abbiamo condannato accorati quei crudeli islamici per aver ucciso Charlie, senza dar peso a quel sentimento francese che - ma va là - prende in giro il credo altrui, se la ride e poi, proprio nelle forti tensioni internazionali, stava solo sdrammatizzando e le intimidazioni non andavano proprio ascoltate. Noi italiani, più timorosi con un po’ di buon invidia avremmo si voluto aver quel coraggio di sfida francese e così quel vessillo cornice francese di solidarietà ce lo siam messo noi - non la sottoscritta, tale ardore in cuor mi è mancato - ed è così che, poi, proprio non ce li aspettavamo quegli insulti e quelle derisioni francesi per le morti italiane nei nostri territori terremotati e così noi, tristi e mortificati, abbiam tentato delicate osservazioni, abbiam detto -No, così non si fa!, perché quella era una nostra seria tragedia che meritava rispetto.
Leggi: Italia-Francia: scontro su migranti. Macron: 'Cinici'. Roma: 'Chieda scusa' (Ansa 15 giugno 2018)