Cresce il debito della zona euro: nel 2011 dovrebbe attestarsi all'86,5% in salita del 2,4%. E' quanto afferma la Banca centrale europea nel nuovo rapporto annuale ricordando che Italia, Grecia e Belgio restano i paesi con i livelli più alti di Eurolandia, sopra il 100%.
"Si prevede che il debito pubblico medio dell'area dell'euro in rapporto al Pil continui ad aumentare nel 2011, di 2,4% all'86,5%, con valori superiori al 100% in tre paesi (Belgio, Grecia e Italia) - si legge nel documento - In Irlanda le misure di risanamento adottate dopo il termine ultimo per essere considerate nelle previsioni della Commissione dovrebbero mantenere il rapporto debito-pil nel 2011 al di sotto del 100%".
La situazione dei conti pubblici dell'area dell'euro ''rimane precaria, contribuendo ad accrescere le tensioni nei mercati dei titoli di Stato" rimarca l'Eurotower. "I timori nei mercati finanziari, che si riflettono nei rendimenti dei titoli di Stato, si sono addirittura intensificati nel 2010 e agli inizi del 2011 per alcuni paesi nei quali l'evoluzione delle finanze pubbliche risulta oltremodo negativa", si legge nel testo in cui si sottolinea che serve ''un ambizioso sforzo di consolidamento pluriennale nella maggior parte dei Paesi membri''.
La Bce "chiede l'introduzione di misure politiche e reputazionali, oltre a sanzioni finanziarie per promuovere un'osservanza più tempestiva del quadro di sorveglianza" previsto dal Patto di Stabilità. L'Eurotower esprime "preoccupazione per il fatto che nell'attuazione delle procedure non vi sia sufficiente automaticità" e chiede di valutare l'ipotesi di revocare la flessibilità del Patto introdotta nel 2005.
"I vincoli fissati da ciascun paese per conseguire l'obiettivo di bilancio di medio termine dovrebbero essere rigorosi - aggiunge la Bce - in particolare per gli Stati membri con un alto debito pubblico. Per facilitare il rispetto degli obblighi previsti dal Trattato, i paesi dell'area dell'euro dovrebbero adottare quadri di bilancio nazionali forti e migliorare la qualità delle statistiche del settore pubblico".
Nel nuovo rapporto annuale si afferma inoltre che il livello di incertezza per la stabilità finanziaria "resta alto", sottolineando che anche il rischio di contagio della crisi finanziaria tra i paesi di Eurolandia "è rimasto" nel 2010, ma che "lo scenario per la stabilità finanziaria è ampiamente favorevole".
Nel rapporto è scritto poi che "dopo due anni di forte deterioramento dei bilanci, il disavanzo pubblico aggregato dell'area dell'euro si è stabilizzato nel 2010, benché i livelli raggiunti nei vari paesi siano stati molto diversi": in media tale valore nel 2010 è rimasto invariato al 6,3 per cento. La Banca centrale europea evidenzia come tale stabilizzazione del disavanzo di bilancio vada in parte ricondotta a una ripresa della crescita delle entrate, dopo il marcato calo del 2009", in uno scenario globale più stabile. Ma la Bce sottolinea anche che "la crescita della spesa pubblica ha rallentato, grazie al graduale rientro delle misure di stimolo fiscale" attuate durante la crisi economica del 2008 e a "nuovi interventi di riequilibrio dei conti pubblici".
"Viviamo ancora un contesto economico molto impegnativo, la crisi non è finita" ha sottolineato questa mattina il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, intervenendo alla Bundesbank per la cerimonia ufficiale di passaggio delle consegne tra Axel Weber e il nuovo governatore Jens Weidmann. Quanto all'inflazione, "siamo riusciti a tenere le aspettative inflazionistiche della zona euro saldamente ancorate a livelli coerenti con la stabilità dei prezzi" ha affermato il presidente della Banca centrale europea.
Sulla situazione economica è intervenuto da Bruxelles anche il presidente del Financial Stability Board e governatore di Bankitalia, Mario Draghi. La ripresa in corso c'è ma resta "debole, fragile, diseguale". Restano quindi "rischi globali" ha affermato Draghi.
La crescita economica globale è ripresa dopo la crisi "guidata dalla rapida crescita dei paesi emergenti e da quella più modesta nelle economie più avanzate", continuano quindi ad esserci "linee di faglia", ha avvertito il presidente del Fsb citando Raghuram Rajan, che "pongono rischi globali".
Tra questi, ha messo in evidenza Draghi, ci sono in particolare politiche economiche divergenti, debiti sovrani in aumento, prezzi delle commodities in crescita, pressioni sui tassi di cambio e disequilibri nei pagamenti internazionali. Questi rischi quindi, ha avvertito Draghi, "è probabile che restino con noi ancora per diverso tempo". (Adnkronos/Aki/Ign)(Adnkronos/Aki/Ign)