Il Sindacato dei balneari “Sib Confcommercio” della
provincia di Lecce non ci sta, e replica
seccamente all’assessore regionale al demanio marittimo Michele Pelillo ed
all’esecutivo regionale guidato da Nichi Vendola sulle ultime restrizioni al
comparto turistico balneare. Oggetto della pesante polemica appunto, i divieti
alla categoria contenute nel disegno di legge che accompagna l’assestamento al
bilancio della Regione Puglia, e che tra l’altro prevede tutta una serie
rigorosa di blocchi che vanno dal fermo amministrativo per l’inosservanza
dell’ordinanza regionale ai divieti in tema di trasmissione sonora in riva la
mare, giusto per fare qualche esempio.
“Ora basta, la categoria dei balneari è stanca di subire continue criminalizzazioni, vessazioni e restrizioni che penalizzano severamente le imprese turistico – balneari, già da tempo tramortite e pesantemente penalizzate da una crisi silenziosa costante e continua –afferma durissimo il presidente del Sib di Lecce Luca Mangialardo-. Nella mattinata di ieri ho ascoltato tutti i 156 associati di categoria, ed insieme abbiamo convenuto di attuare a stretto giro, una protesta eclatante che sia capace di sensibilizzare realmente e seriamente gli organi competenti. Chiediamo senza mezzi termini e compromessi l’attenzione dovuta ed un urgentissimo incontro con gli organi regionali competenti”. Poi è lo stesso Mangialardo a spiegare come si svilupperà l’azione del Sib di Lecce.
“Abbiamo deciso unitariamente come Sib
di Lecce, che il prossimo 27 giugno 2011, giorno in cui a Viale Capruzzi è
fissato il consiglio regionale, gli associati consegneranno simbolicamente per
protesta all’assessore al demanio Michele Pelillo ed al suo assessore ombra,
-chiaro il riferimento al suo predecessore Gugliemo Minervini ndr- le chiavi di
tutti gli stabilimenti balneari salentini –spiega Mangialardo-. Considerare, in
tema di compatibilità dei decibel emessi,
le spiagge al pari di un ospedale, è davvero ridicolo e mortificante per chi fa dl divertimento la
sua mission aziendale. Significa –conclude- mandare davvero in coma l’unico
comparto economico pugliese che nel corso dell’ultimo decennio è stato capace
di produrre ricchezza e valore aggiunto ad un territorio intero. Azioni quelle
stabilite nel decreto che decretano senza speranza alcuna la morte annunciata
del turismo”.