L'Europa sanziona l'Italia per non aver rispettato i tempi di adeguamento del Paese alla normativa per la sicurezza sul lavoro e la replica non tarda a giungere dal portale dell'Inail preposto alla gestione dei rapporti con la stampa per la materia in esame.
Veniamo così a sapere che, mentre è in corso di preparazione la replica formale ai sei punti contestati al Testo unico in base ai quali la Commissione europea il 30 settembre u.s. ha messo in mora l'Italia e il Governo, il ministero del Lavoro che, per voce di Lorenzo Fantini, responsabile della direzione generale delle Relazioni industriali e dei rapporti di lavoro, Divisioni III e VI, anticipa al portale dell'INAIL il perché per il dicastero sia un errore sostanziale la procedura attivata da Bruxelles.
Il dirigente ritiene che la valutazione della Commissione europea è un atto che, se da una parte, pecca di una visione eccessivamente 'burocratica' delle politiche di sicurezza, dall'altra, ha una visione troppo semplicista dell'assetto giuridico italiano, che è tutt'altro che assolutorio nei confronti delle responsabilità degli imprenditori sul fronte delle tutele alla salute dei lavoratori.
La fase di start-up del processo di incorporazione nell'INAIL dell'ex Ispesl e dell'ex Ipsema, fa presente Fantini che è un articolato progetto che darà vita a un unico soggetto in materia di prevenzione, nella condivisione delle richieste di semplificazione delle procedure per accelerare gli investimenti alla definizione precisa delle competenze nella riabilitazione degli infortunati avanzate dall'Inail, in cui sarà essenziale, la collaborazione tra l'ente e il ministero nelle varie fasi di attuazione.
Tornando al fatto della ripresa che l'Ue ha mosso contro l'Italia, l'avv. Fantini, replica che si tratta di un insieme di censure fondato su un presupposto di fondo sbagliato: ovvero il ritenere che le parti del D. Lgs. 81/2008 eccepite - con particolare riferimento alle modifiche introdotte dal correttivo D. Lgs. 106/2009 - siano volte a deresponsabilizzare il datore di lavoro. Quello che forse a Bruxelles non si valuta con la dovuta attenzione, sottolinea il dirigente, è la complessità dell'assetto giuridico italiano che, semmai, è fortemente stringente in senso contrario a quanto contestato. A partire dall'art. 2087 del Codice Civile fino ai tanti passaggi normativi del sistema penale, infatti, l’assetto normativo italiano impone con rigidità agli imprenditori la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, all'opposto rispetto a quanto obiettato dalla Commissione, e dunque considera il datore di lavoro sempre responsabile di tutto ciò che accade in azienda.
Per quanto riguarda lo stress lavoro-correlato, la cui valutazione ha avuto una proroga la censura viene considerata superata dallo stesso passare del tempo, nel senso che la concessione della proroga contestata è in ogni caso ormai scaduta. Potrebbe, in tal caso, esserci una sanzione, anche se Fantini non ne vede gli estremi perché il documento indica un percorso metodologico da seguire per chi vuole conseguire il livello minimo di attuazione degli obblighi di legge. Altrettanto vale per le contestazioni analoghe avanzate dalla Commissione in settori particolari come i volontari della Protezione civile o le società cooperative: anche in tali casi il decreto è stato già fatto.
Per la valutazione dei rischi, la redazione del documento nel 2012 sostituirà l’autodichiarazione che è per ora prevista ancora in Italia per le pmi. Altro aspetto fondamentale: ciò che il datore di lavoro afferma con l'autodichiarazione è semplicemente di avere svolto un'attività di prevenzione. E gli ispettori, dichiara Fantini, verificano se quest'ultima sia corrispondente a verità. Le sanzioni, in breve, sono fatte sulla base dell'attività non svolta e non sul documento esibito e, a dimostrazione di questo, l’Italia invierà alla Commissione europea di Bruxelles numerosi esempi di sanzioni comminate a soggetti che pure avevano auto-dichiarato la valutazione del rischio. L’accusa che Fantini muove è che la visione della Commissione europea sia fortemente burocratica perché, nel momento in cui si identifica la sicurezza con un pezzo di carta che formalizza le misure di prevenzione, si dimostra di privilegiare un approccio più 'fiscale' che operativo.
A seguito della L. 122/2010, nel processo di incorporazione dell'ex Ipsema e dell'ex Ispesl, Fantini fa presente l’importanza della scelta di promuovere in generale un unico Polo della salute e sicurezza per il conferimento di una reale autonomia a livello operativo a un settore di grande rilievo come quello della ricerca. La diversificazione delle competenze tra INAIL, Ipsema e Ispesl non aveva, afferma il dirigente del dicastero, per molti aspetti un'autentica ragione di essere e il fine è la realizzazione di un Ente unico - con un unico indirizzo politico in materia di prevenzione più capace di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori.
In merito alla possibilità che l'Inail disponga in modo autentico dei 2 miliardi di risorse stanziate dalla Determina n. 98 del 13 ottobre 2010 del presidente Sartori di cui metà sono destinate agli investimenti di ricostruzione in Abruzzo, non essendo Fantini addentro alla struttura che interfaccia con l'ente assicurativo, sostiene, a puro titolo personale, che riterrebbe senza dubbio la necessità di una semplificazione delle procedure decisionali e di impegno di spesa e anzi la priorità che essa rappresenta affinchè l’Inail possa nel concreto utilizzare con rapidità le proprie risorse. Un intervento del genere, ricorda Fantini, è stato già fatto per alcuni investimenti in materia di salute e sicurezza, riuscendo a rendere le procedure più celeri: è il caso dei 60 milioni di stanziamenti relativi al primo "Click day" e, a nome del ministero del Lavoro, ricorda con soddisfazione gli altri 180 milioni che presto verranno messi a disposizione nel nuovo bando di prossima emanazione.
FRANCESCA MAGGIULLI
Consulente del lavoro
Direttore Centro Formazione AiFOS ZEMA