È l’ora della legalità, o meglio di riflessione sui suoi significati, di come calzano, o meglio di come dovrebbero calzare nel mondo del lavoro.
Vediamo un po’ se guardando cosa è riferito sull’enciclopedia se ci schiariamo un po’ più le idee in merito a ciò che forse inizialmente avevamo ritenuto con troppa superficialità di ben conoscere.
E dunque, “legalità” in Treccani? - Il principio di legalità è uno dei caratteri essenziali dello Stato di diritto (Forme di Stato e forme di governo): con l’avvento del costituzionalismo liberale, infatti, si afferma l’idea che ogni attività dei pubblici poteri debba trovare fondamento in una legge, quale atto del Parlamento, a suo volta unico organo diretta espressione della sovranità popolare o della nazione.
Legalità ai fatti? Quanto vale il lavoro di un tuttofare non italiano? Per alcuni italiani qualsiasi cifra è giustificata con l’affermazione “Tanto lui fa quello che tu, come tutti noi italiani, non saremmo disposti a fare”, eppure, se considerasse che, a differenza del gratuito -tempo di vita-, il -tempo di lavoro- ha un valore commisurato a-competenze-, dove ogni lavoro ha pari dignità NELLA LEGALITÀ, chi afferma una frase del genere vedrebbe per la prima volta la dignità della persona, qualsiasi sia l’attività che venga svolta e la dignità del lavoro, in qualsiasi sua forma e natura, magari anche quella del proprio, nonostante avrebbe voluto essere medico senza aver studiato medicina. È, purtroppo, oggi, più che mai, la piaga del lavoro nero, che persiste, deforma e snatura i reali rapporti di lavoro. Lo sanno bene l’operatore ecologico e l’operatore del verde, che, pur essendo italiani, indossano con onore la loro divisa, perché vivono e mantengono la loro famiglia con una dignità che ha solo da insegnare a qualunque delatore della legalità, di qualsivoglia nazionalità ed origine. Per non parlare del genere, il non italiano dava ragione dei suoi elevati “oneri”, perché valgono tanto, in quanto lui è un uomo e non una donna. Se lo dovrebbe ricordare lo Stato, la Tesoreria, i Ministeri e le contrattazioni collettive nazionali del valore del lavoro di tali “manifeste” ragioni, mi verrebbe quasi da gridare, come a lanciare un improperio.
Occorre ribadire, infine, sempre a tal proposito, è posta davvero la necessità di fare notare che l’ADDESTRAMENTO, insieme alla formazione ed all’informazione, fan parte degli obblighi datoriali, con cui si tenta ancor di mandare in pensione il vecchio padroncino latifondista che, tuttora sopravvive, incurante delle proprie attività redditizie, lasciando le responsabilità in mano ai suoi factotum. Si vorrebbe oggi sempre più dare posto alla figura liberal manageriale della odierna società globale, che si rimbocca le maniche, consapevole delle proprie responsabilità e della necessità delle sue capacità direzionali, per dei reali fattori di crescita e sviluppo.