Attentato a Parigi, urgono nuove misure per frenare il terrorismo
Accade il 20 aprile alle 21, attentato rivendicato dell'isis agli Champs Elysees, in cui muore un agente della polizia, resta ucciso l'attentatore e riporta ferite lievi una turista tedesca.
Sembra una triste coincidenza il fatto che nel pomeriggio nel cercare nella mia libreria una guida della Puglia, mi sono imbattuta nelle guide e nei libri acquistati nel 2002 a Parigi. Oggi chiedo cosa è cambiato in questi anni, quale processo si è andato creando nel corso di questi 15 anni per ricercare una nuova forma di vivere sociale in cui vengano meno tutte queste guerre che sono ormai ovunque.
Ancora nel 2002 la situazione non era grave come oggi, per quanto i tempi si stavano già iniziando a profilare in una maniera che avrebbe dato agio a tutto quello che ha portato alla fine della pace tra i diversi stati con una inedita guerra, diffusa da persona a persona, per colpire ovunque, quando meno si pensa che sia possibile. Allora, nel 2002, si iniziarono a destare timori un po' ovunque: quell'anno si parlava dell'Italia come luogo di possibili attentati, a seguito dell'11 settembre 2001 ed anche per via delle Politiche di sostegno alla lotta contro il terrorismo, portate avanti dal nostro ministero della Difesa contro i talebani.
Dunque oggi cosa è cambiato da allora? Dunque oggi viviamo di più quella guerra globale che avevamo iniziato a intravedere con orrore nei paesi della ex Jugoslavia. Dunque oggi viviamo quel fenomeno inarrestabile di migrazione che prima dell'Albania avevamo dimenticato cosa fosse. Con tutti questi cambiamenti che si sono susseguiti nel corso degli anni abbiamo modificato le relazioni umane, perdendo in comunicazione nell'era in cui se ne vanta la grandezza raggiunta grazie agli incredibili progressi delle innovazioni tecnologiche.
Il nemico, oggi, è intorno a noi e, mutata la comunicazione tra noi, da un lato siamo più diffidenti, da un lato siamo più intransigenti e meno accomodanti. Si tende a prendere tutto con minore spensieratezza, ci si pone il problema di capire cosa è giusto e cosa non è giusto fare.
Ci sono due vie, l'una propugnatrice dell'arido egoismo individualista, l'altra sostenitrice della responsabilità solidale e forse è il caso di dire che la guerra adesso è dentro di noi, che ci troviamo a dover scegliere chi siamo.
Come ci ricorda Benedetto XVI, che dice che l'uomo deve tornare a guardare Dio, non sono più certi quei principi etici costitutivi dell'uomo, prima detenuti in Occidente da quelle religioni che oggi sembrano ormai anch'esse da un lato svuotate e dall'altro più vicine a diverse forme di assolutismo con i nuovi dilaganti fondamentalismi.